ARRESTATI DUE SCAFISTI DALLA POLIZIA GIUDIZIARIA

La Squadra Mobile della Polizia di Stato di Ragusa, con la collaborazione della Stazione Operativa Navale della Guardia di Finanza e della Compagnia Carabinieri di Modica ha eseguito il fermo di Jallew Mamadu, classe 1995, e Bangura Khalifa, nato nel 1990, con l’accusa di associarsi con altri soggetti presenti in Libia, facendo entrare nel territorio cittadini extracomunitari di varie nazionalità sottoposte ad un trattamento inumano e degradante.

Gli arrestati hanno condotto dalle coste libiche a quelle italiane 102 migranti provenienti dall’Eritrea, Mali, Nigeria, Etiopia e Sudan, con un fatiscente gommone.

I due scafisti dovranno, inoltre, rispondere dell’omicidio di un giovane eritreo ucciso dai complici libici, mentre saliva a bordo del gommone, complici che di fatto sono organizzatori e promotori della tratta di esseri umani.

Giorno 6 Aprile alle ore 7.30, la fregata della Marina Militare Italiana “Scirocco”, si è diretta verso due gommoni che avevano richiesto soccorso tramite telefono satellitare. Durante le fasi di soccorso, tra i 103 migranti, uno era senza vita.

Le operazioni di sbarco al Porto di Pozzallo sono state coordinate dal Funzionario della Polizia di Stato della Questura di Ragusa responsabile dell’Ordine Pubblico, operazioni alle quali hanno partecipato 30 Agenti della Polizia di Stato, altri operatori delle Forze dell’Ordine, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana e i medici dellA.S.P. Per le prime cure.

Non è stato semplice individuare gli scafisti, in quanto tutti erano provenienti dal centro Africa e non, come spesso accade, tunisini o egiziani. I primi a cedere sono stati i connazionali del giovane deceduto, tra lacrime e rabbia per quanto avvenuto. Dalle dichiarazioni è emerso che i libici picchiavano senza alcun motivo uomini e donne e i colpi, inferti con dei bastoni, miravano alla testa, collo e gambe, tutto ciò con lo scopo di mantenere i migranti in un continuo stato di terrore.

Nel salire a bordo uno degli eritrei è stato colpito violentemente alla nuca ed è caduto al centro del gommone, solo dopo pochi minuti di viaggio, qualcuno si è accorto che il ragazzo non stava dormendo bensì era morto, in molti hanno chiesto di tornare indietro, ma per tutta risposta gli scafisti hanno detto di gettare il cadavere in mare, ma gli eritrei, facendo fronte comune, hanno ottenuto di tenerlo a bordo fino alla fine della traversata.

Testimonianze agghiaccianti quelle dei migranti. “Ho visto che un ragazzo è stato colpito violentemente al collo, cadendo all’interno del gommone, ma non mi rendevo conto delle sue condizioni. Abbiamo navigato per circa 14-15 ore senza avere né cibo né acqua” – afferma un extracomunitario – “poi ho notato un elicottero che ci aveva avvistato e ci sorvolava sopra, ho notato che chi conduceva il gommone usava degli strumenti tipo la bussola per mantenere la rotta, ed un telefono che usava per chiamare aiuto, in lingua inglese, alle autorità italiane”.

“Le bastonate dei libici ci raggiungevano in qualsiasi parte del corpo e anche in parti vitali, coma la testa, la nuca e il collo” – dichiara un altro migrante – “Io mi trovavo ad occupare un posto posizionato al centro del gommone, quando uno di noi ci faceva notare che un ragazzo, probabilmente eritreo, era morto”.

Sino ad oggi, la Squadra Mobile della Polizia di Stato, con la collaborazione della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, ha arrestato, solo nel 2014, 32 scafisti. Un grande esempio di professionalità e spirito di abnegazione quello delle Forze dell’Ordine impegnate per l’arrivo dei migranti.

Di seguito il video dell’operazione:

http://www.poliziadistato.tv/c_9lJGd39vuK 

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