Andrea Caschetto, il ragusano innamorato dei bambini. Nei giorni scorsi ha parlato nella sede del Senato a Roma

Ha strappato sorrisi ed ha regalato gesti di amore nella sua giovane ed intensa vita. E’ Andrea Caschetto, 33 anni, il giovane ragusano noto come l’Ambasciatore del sorriso che, nei giorni scorsi, ha parlato al Senato raccontando la sua idea di famiglia e del suo impegno a dare voce ai bambini degli orfanotrofi di tutto il mondo. Una storia di dolore, di amore e di rinascita, quella di Andrea Caschetto.

Il racconto che fa pensare e che fa “scendere” anche qualche lacrima.

“Ho girato il mondo per trovare una famiglia, camminato in cento nazioni per cercare mio padre. Il mio nome è Andrea e nella mia città natale ero l’unico con il cognome della mamma, vergogna per il bambino che fui – ha esordito il giovane – la mia prima esperienza del concetto di famiglia è avvenuta quando, a 15 anni, mi è stato esportato un tumore nell’emisfero sinistro del cervello. I medici che mi hanno salvato la vita, gli infermieri che mi hanno assistito con cura e le persone che mi hanno supportato, sono stati tutti la mia famiglia. Negli anni poi, osservando i colori del mondo, ho scoperto ciò che la mia cultura mi aveva sempre nascosto: la vera famiglia. La famiglia non era solo ciò che mi avevano insegnato, non era rappresentata esclusivamente da un papà e da una mamma, ma un concetto liquido capace di plasmarsi e materializzarsi in persone preziose in grado di donare tempo e attenzione all’altro. Da piccolo mi sentivo inadeguato perché vedevo la mia come una “famiglia a metà”; percepivo me e mia madre come due iceberg annientati dalla società”.

Oggi la sua visione è diversa, è più chiara e vede la sua famiglia e chi lo ha cresicuto ed educato.

“Famiglia è mamma; nonno, nonna, i miei amici; chi mi invita a pranzo, chi mi rivolge uno sguardo gentile. Famiglia è stato l’incontro in Sudafrica con un bambino di otto anni che, mentre portava in braccio le sue due sorelline gemelle per accompagnarle a scuola, mi ha raccontato di sognare di diventare maestro d’inglese per poterlo insegnare a coloro che non lo parlavano. Lui studiava e lavorava per aiutare l’unica ragazza maggiorenne rimasta in vita nella sua famiglia: la nonna in carrozzina. Famiglia sono io quando gioco con i bambini negli orfanotrofi del mondo; gli infiniti bambini solitari e invisibili che aspettano una famiglia – un racconto non comune, quello di Andrea, ricco di esperienze vissute e di ricordi indelebili – è meraviglioso un parto, ma è altrettanto meraviglioso partorire l’idea di non lasciare bambini soli, salvarli facendoli diventare la nostra vita. Purifichiamo i nostri sguardi, trasformiamo la paura in meraviglia, prendendo esempio dai bambini, imparando a stupirci ed essere curiosi. Il desiderio che affiderei alla lampada del Genio è regalare a tutti il mio concetto di famiglia: il mondo.

Andrea Caschetto rivolge un grazie anche al cantautore Giovanni Caccamo, allo scultore Mario Ceroli ed a chi gli ha aperto le porte del Senato a Roma.

“Ringrazio Giovanni Caccamo per il suo progetto stupendo che ha coinvolto i giovani e gli artisti migliori per trasformare le nostre idee in opere d’arte che aiuteranno l’Andrea Bocelli Foundation. Grazie al maestro scultore Mario Ceroli del 1935 per aver trasformato il mio testo in un’opera straordinaria dichiara – e grazie a Mariolina Castellone per averci aperto le porte del Senato. Continuiamo così. Impegniamoci tutti per migliorare il mondo. Ho parlato al senato per dare voce e diritto a tutti di poter adottare. Nessuno escluso”.

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