È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
ALLE PORTE DELL’INFERNO
26 Ago 2014 06:07
Gli jihadisti sono davanti casa, è l’inferno sull’altra sponda del Mediterraneo. L’Onu, la Nato, l’EU guardano altrove e l’Italia non può muoversi da sola e la Nato, interventista contro Gheddafi, si è fatta da parte, perché britannici, francesi e tedeschi hanno in agenda priorità diversa. Proviamo a tenere ancora aperta l’Ambasciata di Tripoli in mano ai jihadisti, unica nazione occidentale a resistere con i suoi diplomatici, che restano sul posto a presidiare le nostre 200 imprese, in qualche misura ostaggio dei vincitori. Fra queste imprese c’è l’Eni, cuore pulsante dell’economia nazionale con le sue raffinerie e il gasdotto che collega la Libia alla Sicilia (Gela). Una struttura strategica, perché un quarto delle forniture energetiche dell’Italia viene proprio dalla Libia. Se chiude il gasdotto libico e quello russo (i sovietici minacciano di farlo) l’Italia è finita, si fermano le fabbriche, gli ospedali, le ambulanze, le scuole, le automobili, i camion, i trasporti pubblici, altro che spending review. Bisogna svegliarsi dall’incantesimo buonista e fallimentare di Mare Nostrum che fa il gioco dei mercanti di morte che imbarcano migliaia di sventurati su natanti fatiscenti e di fatto sostiene l’impegno militare islamista grazie al florido business del trasporto degli sventurati. Siamo in un cul de sac: non si può lasciare morire i migranti, ma non si può aiutare gli islamisti a fare soldi per alimentare l’inferno che fa scappare la gente in Sicilia. L’unica soluzione è quella di andarli a prendere gratuitamente e direttamente nei porti di imbarco con le nostre navi militari anche a costo di occupare i porti di Tripoli e Bengasi o per noi è la fine. Questa proposta forse è una provocazione ma anche una necessità. La Sicilia è la nuova frontiera sud dell’Europa del nuovo Afghanistan e non possiamo assolutamente perdere per la seconda volta anche a casa nostra.
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