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ALBANESE PRESUNTO “SOSIA” DI UN CRIMINALE AL CONTROLLO DEI CARABINIERI
28 Feb 2014 06:38
I militari dell’aliquota radiomobile della Compagnia Carabinieri di Ragusa la scorsa notte, poco dopo l’una, hanno fermato un’automobile di marca tedesca con a bordo due fratelli albanesi residenti a Ispica. I militari si sono insospettiti quasi subito poiché mentre uno dei due non aveva alcun documento d’identità, l’altro ne aveva… troppi. Aveva infatti una patente di guida italiana e due passaporti albanesi entrambi in corso di validità, fatto assolutamente singolare. I documenti sono stati attentamente analizzati dai militari ma apparivano genuini, senonché sulla patente la data di nascita era diversa da quella riportata sul passaporto. Non solo, da un controllo nella banca dati Schengen è emerso un messaggio d’allerta da parte delle autorità tedesche per un mandato d’arresto a carico di un soggetto pluripregiudicato per reati gravissimi che ha i medesimi dati anagrafici del fermato. Solo il giorno di nascita differiva, ma di poco, ed era pure simile a quello riportato sulla patente.
I carabinieri quindi con cautela lo hanno condotto in caserma per approfondire la situazione, ritenendo di potersi anche trovare innanzi al pericoloso criminale descritto dai tedeschi che magari aveva deciso di nascondersi proprio in questa provincia, usanza non nuova, visto il notevole numero di catturandi tunisini e rumeni rintracciati in provincia ma provenienti da fuori, usanza già in passato diffusa tra i mafiosi di cosa nostra (basti pensare al defunto Emmanuello di Gela).
L’arcano s’è presto – per fortuna – svelato. Mentre i militari prendevano le impronte digitali al 32enne albanese, il Servizio di cooperazione internazionale di Roma richiedeva e otteneva dal paritetico ufficio federale, nel giro di un’ora e mezza scarsa, i dati antropometrici del ricercato, ma soprattutto la sua foto.
I carabinieri quindi, visto che il criminale era completamente diverso e che anche le impronte non corrispondevano, lo hanno lasciato andare
L’albanese ha confidato ai militari che già aveva avuto analoga esperienza in occasione di un suo rientro a casa quando all’arrivo in patria la polizia lo aveva fermato ipotizzando che fosse lui il ricercato internazionale.
Certo il pasticcio dei documenti non lo aiuta di certo. I carabinieri hanno riscontrato che la data sulla patente era stata sbagliata all’emissione e mai corretta e che il passaporto più vecchio era stato smarrito e poi ritrovato.
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