Un incarico di alto profilo scientifico e istituzionale che porta la sanità della provincia di Ragusa al centro del panorama medico nazionale e internazionale. Gaetano Cabibbo, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna dell’ospedale “Maggiore-Baglieri” di Modica, è stato nominato membro del Direttivo nazionale della FADOI, la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, e […]
Al Sud più pensioni che stipendi. Ragusa e Cagliari le sole con saldo positivo
24 Ago 2024 10:36
L’analisi del saldo tra il numero di occupati e le pensioni erogate nel 2022 rivela una situazione preoccupante in molte province italiane, soprattutto al Sud. Lecce è la provincia con il saldo più negativo, registrando una differenza di -97 mila, seguita da Napoli (-92 mila), Messina (-87 mila), Reggio Calabria (-85 mila) e Palermo (-74 mila). Questo squilibrio non è dovuto principalmente alle pensioni di vecchiaia o anticipate, ma piuttosto alla diffusione dei trattamenti sociali o di inabilità, segno di una problematica economica e sociale diffusa.
Le cause dello squilibrio
Le cause di questo squilibrio sono attribuibili a quattro fenomeni interconnessi: denatalità, invecchiamento della popolazione, un basso tasso di occupazione rispetto alla media europea e la presenza di molti lavoratori irregolari. Questi fattori hanno portato a una riduzione del numero di contribuenti attivi e a un aumento dei beneficiari di welfare, aggravando la situazione economica.
Ragusa e Cagliari le sole due province del Sud a mostrare il saldo positivo
Anche se il problema è diffuso a livello nazionale, 11 province del Nord Italia, tra cui Genova, Ferrara e Alessandria, mostrano un saldo negativo tra occupati e pensionati, simile alla situazione nel Sud. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni positive: 47 province in Italia hanno un saldo positivo, tra cui Cagliari (+10 mila) e Ragusa (+9 mila), le uniche province del Mezzogiorno a mostrare un risultato favorevole.
Questi dati suggeriscono un peggioramento della situazione nei prossimi anni, evidenziando la necessità di interventi strutturali per affrontare queste sfide demografiche ed economiche.
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