AL CIRCOLO DI CONVERSAZIONE AD IBLA CONVEGNO ICONOGRAFIA DI SAN GIORGIO

Tra gli appuntamenti che hanno fatto da cornice alle celebrazioni di San Giorgio martire, particolare attenzione ha riscosso il convegno sulle tradizioni popolari europee che si identificano con il culto del santo cavaliere tenutosi domenica scorsa nella sede del circolo di Conversazione, a Ragusa Ibla. Il convegno, dal titolo “L’Europa delle regioni e le tradizioni popolari in Sicilia”, ha affrontato, con il supporto di relatori di indubbio spessore culturale come Giuseppe Arezzo, Andrea Ottaviano e Gianni Giannone, il tema dell’iconografia e dell’identità di San Giorgio negli stemmi delle varie città europee. Mentre Arezzo e Ottaviano hanno esaminato con maggiore attenzione gli aspetti concernenti la nascita degli stemmi, prima con i cavalieri e poi con i sovrani che ne fecero concessione ai vari Comuni che via via si andavano formando, mettendo in particolare rilievo la regolamentazione riguardante la concessione del simbolo, chiarendo, cioè, che ogni città aveva una insegna propria che identificava un popolo, una tradizione, un uso, un sentimento popolare, Giannone ha posto l’accento sull’antico simbolo che fu donato per la prima volta alla città di Ragusa. “Era il 1644, durante la festa del patrono San Giorgio – ha spiegato – quando il viceré di Sicilia e conte di Modica, don Giovanni Alfonso Henriquez Cabrera, venne a Ragusa per assistere ai festeggiamenti. In quella circostanza il conte accordò a Ragusa l’insegna dell’aquila, antico simbolo del regno. Fu ricamata in oro e argento su un tessuto di velluto verde, sul quale fu rappresentata con la croce arcuata ad indicare l’universalità del culto di San Giorgio martire, patrono della città di Ragusa, e usata come postergale dai giurati del tempo che dalla loggia dei giurati all’interno della chiesa Madre assistevano alle sacre cerimonie. Quest’aquila divenne così il primo gonfalone e la prima insegna della nostra città”.

 

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