Aiuto! Sono un elettore confuso degli Iblei: ricoveratemi!

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola. 

Mi piace citare la poetessa Emily Dickinson, che, imbattutasi lo scorso ottobre nel discusso Caravaggio della Badia (in quel di Ragusa), chiosava così: “Believe me, io non ci capisco una beata!” Ecco, io mi sento così dinanzi al dipinto di un voto imminente come la Tari. Confuso e diversamente felice. Non sto tanto bene. “Capirai! Ce n’eravamo accorti!” direte voi. 

La Dickinson ha inteso esprimere allora il sentimento che ogni essere umano prova dinnanzi al mistero e all’abisso dell’incertezza quantistica di Heisenberg (“è autentico o avrei potuto farlo anche io?”). L’opera era credibile e comunque di pregio. Non voglio riaprire il dibattito. Anche perché oggi “ne possediamo già a sufficienza di uva pendula” (cit. Dickinson, once again). Ecco. Io dinanzi al seggio elettorale sono già come il forseCaravaggio. Pur io oscillo tra “ok, tutto chiaro”, “oddio, è un casino”. 

Mi sento disorientato come una pizza con l’ananas. Non so “perchécomedimmiquando” votare. Come tanti di voi. Disorientation. 

Prima di scrivere, ho dovuto riflettere. Avverto una certa responsabilità. Il mio articolo della scorsa settimana sul giornale è stato letto da più di 13.000 lettori (tra cui molti Savoia). Non vorrei dare per sbaglio un suggerimento intelligente e portare due di voi a votare il sindaco giusto. Non me lo perdonerei mai.

Tanto per cominciare, il mio imbarazzo nasce dal fatto che io stimo, rispetto e “amo” (anche fisicamente, se volete) tutti e quattro i candidati a sindaco e decine di candidat* al Consiglio Comunale spars* per tutti e quattro gli schieramenti. Perché? Perché l* conosco personalmente. D’altronde, siamo a Ragusa, mica a Las Vegas! Ci si frequenta, nei secoli.

Altra difficoltà. Ad Acate, per esempio, lo stile della campagna è stato forse accesino, “colorato” e sembra esserci equilibrio tra più di due candidati. Non è previsto ballottaggio, per cui la suspense la si avverte. Ma il profilo identificabile e ben delineato dei quattro candidati (molto conosciuti nella piccola comunità) e dei loro supporter aiuta tanto. A Comiso gli schieramenti sono chiari, coerenti dentro. A Modica idem con cioccolato, per cui lì sarà comunque facile scegliere, senza dover ricorrere all’acqua con lo zucchero per eventuale mancamento. E a Ragusa? A Ragusa Esty. 

Aleggiano nella città la psicologia degli indecisi, il mood degli sconfusi o dei demotivati. Io, per quello che vale, la penso così: le varie strategie e alleanze “arcobaleno”, a monte non aiutano e non tendono la mano alla chiarezza. Ho visto cose che voi umani …: “profili storici” del centrosinistra e del centrodestra si dividono fieramente in ben tre coalizioni antagoniste. Con la stessa convinzione. È la Fluidità. “Aristotele è morto.” cantavano quelli. Per cui l’immaginario di non pochi elettori è attratto ovunque da riferimenti ondivaghi e pulviscolari. In una geografia liquida, in nome della quale ogni posto è la casa giusta. Anche a distanze siderali. 

E la comunicazione scelta dai quattro ha intercettato e convinto la platea ideale dei non tifosi? Non abbastanza (idea mia). Eppure saranno i perduti del Regno e gli indifferenti o i “disfiziati” (come li definiva tecnicamente Sigmund Freud) a fare la differenza per la vittoria finale. Bisognava parlare a loro innanzitutto. E con maggiore incisività. 

Il sindaco uscente, per altri aspetti molto ben supportato nella comunicazione, tuttavia con alcuni suoi post infiniti e un po’ “autocelebrativi”, gli spiegoni chilometrici del giorno prima e del giorno dopo, rischia di apparire a volte asettico e autoreferenziale e di coccolare solo i suoi fan (o infiammare solo chi gli è già “ostile”). E i non tifosi? Gli utenti dei social, da quando sono nati, a meno che non li accendi e li fai divertire dalle prime parole, dopo quattro righe si assopiscono placidamente sullo smartphone e abbandonano. Gli indecisi o i demotivati non si approcciano a un post su Facebook con l’intento di conseguire una laurea quinquennale on line. (Stesso approccio, ahimè, si abbatte sulla lettura dei programmoni inevitabilmente parolosi di tutti i candidati).

I tre neocandidati a sindaco, sull’altro versante, hanno deciso di polemizzare vis a vis solo col sindaco uscente (e in prima battuta ci può stare). Così facendo, alla lunga però lo hanno reso un po’ più simpatico. La psicologia iblea takes care of victims (cit. D.). E soprattutto hanno scelto di non “litigare” mai sul serio fra loro, non rimarcando nettamente le differenze. Eppure avrebbero avuto molti spunti su cui sfegatarsi tra ululati inesorabili (sui temi dell’inclusione, l’immigrazione, i diritti civili, il Welfare e via dicendo). Io, ad esempio, mi sarei aspettato di vedere, in uno dei trecentododici confronti (o su Facebook), tra il candidato di centrodestra (foto molto a Destra con Meloni) e il candidato di centrosinistra (foto molto a Sinistra con Schlein) non dico un esposto o una tinta tumpulata, ma almeno un tiepido “fankulino” mosso dalle divergenze oggi radicali nella visione delle città e dei quartieri (vedi temi sopra citati). Almeno uno! Giusto perché nella passione può scappare. Io ho assistito invece a bon ton, savoir faire, Cambridge sotto la cupola di San Giorgio. “Litigare” solo con il sindaco uscente non pagherà abbastanza, secondo me. Io infatti sarei portato a dire a ognuno dei tre: “Ok, mi hai convinto a non votare per il sindaco uscente. Ma perché, dimmi, dovrei votare proprio per te e non per gli altri due?”

E infine, giacché non voglio stare quieto, mi porrei un interrogativo legittimo e innocente, in nome della trasparenza. Posso? Quali apparentamenti per il ballottaggio sono già idealmente previsti dopo il 29? Che fine farà il mio voto alle persone che scelgo ora (consiglieri e assessori designati)? Ho votato Dickinson oggi e potrei ritrovarmi Malgioglio domani? 

“Adesso vota, domani è un altro giorno, si vedrà!” mi risponde il sociologo Ugo Bellaminchia. No, Ugo, ti abbraccio, ma no. Per me è importante sapere ora. Io sono paranoico e ho il terrore che si possa passare tutti e quattro dall’Era della “Grande Visione” a quella di “Poltrone e Sofà”. In un soffio di maghi. È solo una paranoia mia, lo so.

Intanto spero e confido in un sussulto balsamico di tutti e quattro nella comunicazione. Infatti ci sono ancora due giorni utili e cocci. Ma per adesso rimango sperduto nella pioggia, come l’elettore di Schrödinger: “metà vivo, metà in coma farmacologico (da lemoncello)”. Le mie dieci anime si insultano dentro. E alla fine, lo so, sbaglierò comunque. Ma per fortuna c’è il voto disgiunto. Così potrò disgiungermi da me stesso.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it