Aggressione al pronto soccorso di Ragusa: testata al medico, guardia giurata scaraventata a terra. Un sistema sanitario al collasso

Una violenta aggressione si è verificata nei giorni scorsi al Pronto Soccorso dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Ragusa. Un episodio che, per quanto possa sembrare isolato, racconta purtroppo una storia più ampia e drammatica: quella di una sanità che ogni giorno è costretta a fare i conti con carenze strutturali, assenza di personale e un clima sempre più teso.

Tutto è accaduto mentre si stava convalidando un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). Un paziente affetto da disturbi psichici, improvvisamente, è andato in escandescenza durante la visita medica, nella sala visite del Pronto Soccorso. In pochi istanti, la situazione è degenerata: l’uomo ha colpito con una violenta testata il medico in servizio, rompendogli il setto nasale. La prognosi parla chiaro: 30 giorni di stop forzato per il professionista, costretto ora a casa in malattia.

Non è finita. La guardia giurata presente in reparto ha tentato di calmare gli animi e impedire il peggio, ma anche lei è stata brutalmente aggredita: strattonata, scaraventata a terra, ha riportato problemi a un braccio. A riportare la calma, dopo alcuni momenti di autentica paura, sono dovuti intervenire i Carabinieri.

L’episodio è ancora più grave se si considera l’effetto domino che ha generato: l’assenza del medico aggredito ha costretto i colleghi a coprire turni straordinari, già di per sé insostenibili. La situazione è diventata ulteriormente pesante nei giorni successivi, con personale stremato e nessuna possibilità di rimpiazzo.

Un clima insostenibile nei Pronto Soccorso italiani

È doveroso specificarlo: in questo caso si trattava di un paziente con una patologia psichiatrica, un contesto delicato e complesso che merita attenzione e competenza. Ma ciò non cancella la realtà di fondo: nei Pronto Soccorso italiani si respira sempre più spesso un clima teso, carico di frustrazione, rabbia e – in troppi casi – di violenza.

Lo sanno bene medici, infermieri e operatori sanitari che ogni giorno si trovano a gestire lunghe code, carichi di lavoro insostenibili, pazienti esasperati e strutture in affanno. Quella che una volta era la porta d’accesso al sistema sanitario, oggi è diventata la linea del fronte.

E a pagarne le conseguenze è chi, con spirito di servizio, continua a svolgere il proprio lavoro tra mille difficoltà, spesso sentendosi solo, abbandonato dalle istituzioni, e troppo spesso messo alla gogna da chi vorrebbe un servizio efficiente ma non è disposto ad ascoltare né capire i motivi del malfunzionamento.

Il grido d’allarme del Nursing Up: “Ben 115 Pronto Soccorso chiusi dal 2012”

Le cifre diffuse dal sindacato degli infermieri Nursing Up sono impietose: dal 2012 ad oggi in Italia sono stati chiusi ben 115 Pronto Soccorso. Un’emorragia silenziosa che ha colpito soprattutto il Sud e le aree interne, lasciando territori interi scoperti e aumentando a dismisura la pressione sulle strutture rimaste attive.

«Siamo di fronte a un gravissimo disagio organizzativo, ora confermato anche dalla Corte dei Conti», ha denunciato il presidente nazionale del Nursing Up, Antonio De Palma. Secondo il rendiconto della Corte pubblicato nel giugno 2024, solo 13 Regioni italiane garantiscono i livelli essenziali di assistenza. Le altre, tra cui anche la Sicilia, sono in forte difficoltà o in Piano di rientro.

Infermieri che scappano dalla sanità pubblica, Regioni un tempo virtuose oggi in ginocchio, liste d’attesa interminabili e professionisti allo stremo. «Il personale è lasciato solo a reggere le macerie di un sistema che arretra», accusa De Palma, chiedendo un piano straordinario per il reclutamento e una vera politica di valorizzazione del personale sanitario. «Le parole non bastano più».

Ragusa, la denuncia dei medici: “Condizioni sempre più insostenibili”

A Ragusa, proprio in questi giorni, si è svolta l’assemblea annuale dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, la prima sotto la guida del nuovo presidente Roberto Zelante. Durante il suo intervento, Zelante ha parlato apertamente delle difficoltà crescenti della professione medica: non solo per le aggressioni, ma anche per le pressioni legislative, la carenza di risorse e l’abbandono progressivo del Servizio Sanitario Nazionale.

«Viviamo un momento storico molto delicato – ha detto – in cui la professione medica è sotto attacco. È nostro compito fare fronte comune per tutelare un bene prezioso come il Servizio Sanitario Nazionale». Un messaggio chiaro e diretto, che fotografa la realtà quotidiana di molti professionisti che, anche in provincia di Ragusa, si ritrovano a operare tra mille difficoltà, spesso senza tutele e con una crescente sensazione di isolamento.

Serve una svolta, ora

Quella accaduta a Ragusa è una storia di cronaca, ma potrebbe essere accaduta ovunque in Italia. Una testata a un medico, una guardia giurata strattonata, un ospedale in difficoltà. Non è solo un problema di sicurezza o di ordine pubblico. È il sintomo di un sistema sanitario che si sta disgregando, giorno dopo giorno, tra silenzi istituzionali e promesse mai mantenute.

Le aggressioni sono solo la punta dell’iceberg. La vera emergenza è strutturale: riguarda l’organizzazione, il personale, le risorse. E se non si interviene subito, con decisione e visione, il rischio è che questi episodi diventino sempre più frequenti, fino a diventare la normalità. E quella, davvero, sarebbe la sconfitta di tutti.

foto di repertorio

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