ABLYAZOV CONTINUA A GIOCARE LA CARTA DEL DISSIDENTE POLITICO

Poco più di un mese fa, un raid della polizia in una villa di Casalpalocco, a Roma, con conseguente espulsione di una cittadina straniera, Alma Shalabayeva, entrata in Italia con un passaporto – giudicato falso da ben tre magistrati – della Repubblica del Centro Africa, aveva destato l’improvvisa indignazione dell’intera stampa radical-chic italiana. Le dichiarazioni rilasciate dallo stesso Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri[1] inerenti alla “procedura regolare” circa la gestione del caso, non sono state però sufficienti ad archiviarlo. Tant’è che la summenzionata stampa è ripartita all’attacco, questa volta, in maniera ancor più aggressiva e virulenta non solo nei confronti dell’– a dir di lor signori – esecrabile dittatore centrasiatico ma altresì nei confronti dello stesso Governo italiano, reo di ammiccare se non di flirtare assieme.

Quindi, onde inficiare ulteriormente l’immagine del Presidente kazako si è tirata in ballo nientedimeno che l’amicizia con Silvio Berlusconi e gli interessi dell’ENI[2], così come a suo tempo si era fatto con il colonnello libico. Dimenticando che Nazarbayev è amico di Berlusconi nella misura che lo è di Romano Prodi, il quale anche, durante il suo governo, strinse forti legami economici con l’interlocutore centrasiatico.   

Alma Shalabayava è la moglie di Mukhtar Ablyazov, uno degli oligarchi kazaki riciclatisi in “dissidenti” – come Viktor Khrapunov, il quale dopo essersi appropriato indebitamente di denaro pubblico è fuggito in Svizzera[3] – che perfino Wikipedia definisce: “Ex banchiere e politico, divenuto oggetto di investigazioni da parte dell’Alta Corte del Regno Unito per l’accusa di essersi appropriato indebitamente di miliardi di dollari dalla BTA Bank tra il 2005 e il 2009”. Per inciso si parla di sette miliardi di dollari appartenenti a risparmiatori kazaki cui il Governo è venuto incontro nazionalizzando la banca in questione. Ma che, per la stampa e l’informazione radical-chic italiana, diviene un “dissidente kazako” e “oppositore del regime dittatoriale di Nursultan Nazarbayev”.

Del resto l’ex banchiere possiede mezzi molto convincenti per “influenzare” detta stampa, e non solo attraverso immagini strappalacrime ed idilliaci quadretti di famiglia o appelli a Enrico Letta affinché faccia piena luce sulla deportazione della moglie e della figlia da Roma in Kazakhstan, dove sarebbero ostaggi di Nursultan Nazarbayev[4].

Nulla del passato non troppo integerrimo dell’oligarca è trapelato sulla stampa, mentre prolissi sono stati i dettagli di presunte violenze o maltrattamenti perpetrati dalla polizia italiana durante il blitz di Roma. Di tutta la stampa, ad esclusione forse di un articolo apparso su repubblica.it da cui emergono dei particolari inerenti alla vicenda, assolutamente pertinenti e significativi. Innanzitutto nel testo non manca un riferimento, seppur edulcorato, al fatto che il discusso dissidente, sia anche stato raggiunto da un ordine di cattura internazionale per un furto di centinaia di milioni di euro.

Al ministero dell’Interno – continua l’articolo – resta un punto da chiarire: “perché la moglie del dissidente-latitante kazako non ha presentato domanda di asilo politico non appena entrata nel nostro Paese lo scorso settembre? Se l’avesse fatto, la procedura di espulsione, così com’è previsto dalla legge, non sarebbe stata avviata. Eppure Alma Shalabayeva – sottolineano ancora al Viminale – è stata trattenuta quasi tre giorni, s’è confrontata in Tribunale con i propri legali: perché né i suoi avvocati, né lei, hanno chiesto asilo politico nei nove mesi in cui è stata in Italia e nei tre giorni della procedura d’espulsione?”[5].

È palese come nei confronti del Kazakhstan, analogamente alla Turchia, – come scrivevo un mese fa – Paesi simili nel senso che sono paradigmi di stabilità in aree di discontinuità ed alta conflittualità, sia in atto un tentativo di destabilizzazione orchestrato da forze esterne, gruppi politici e d’interesse. Il Kazakhstan, nella fattispecie è un raro fulcro di equilibrio in una regione in continua metamorfosi, tanto che Astana ha di volta in volta assunto dei ruoli sempre più rilevanti di mediatrice nei conflitti regionali. Eppure c’è addirittura chi, facendo leva sulla campagna denigratoria avviata dal caso Ablyazov, è arrivato a definire ex abrupto il Paese “Un ponte a rischio di crollo”[6].

Nessun accenno alle politiche di denuclearizzazione portate avanti da Nazarbayev negli anni ’90 a Semipalatinsk, nessuna menzione ai successi delle politiche sociali interne, al multiculturalismo, al boom economico che lo rende un’ambita meta d’immigrazione. Nessuna menzione nemmeno agli attacchi subiti dal Paese allorché durante la presidenza dell’OSCE, si è tentato in tutti i modi di sovvertire gli equilibri regionali anche attraverso i disordini nel vicino Kyrgyzstan. Ma solo, così come peraltro ha dimostrato anche il Ministro degli Esteri Emma Bonino nei confronti dei moti di Piazza Taksim in Turchia e continua a dimostrare nei confronti del caso Ablyazov, una strumentalizzazione ad usum delphini dell’informazione distorcendo la realtà dei fatti con la mera finalità di denigrare e destabilizzare per compiacere qualcuno. 

 

 


[1]http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/espulsa_moglie_dissidente_kazakistan_cancellieri/notizie/288383.shtml

[2] http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/06/italia-e-kazakhstan-paesi-amici-quante-ragioni-per-non-scontentare-nazarbayev/647560/

[3] http://www.intelligonews.it/prendi-i-soldi-e-scappa-storia-esemplare-di-un-cattivo-ragazzo-kazako/

[4] http://www.intopic.it/notizia/5117085/

[5] http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/07/08/caso-ablyazov.html?ref=search

[6] http://www.eastjournal.net/kazakistan-un-ponte-a-rischio-di-crollo/32319

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