ABBIAMO CAPITO!

Il voto alle elezioni politiche per l’assoluta imprevedibilità dei risultati ha originato in ciascuno di noi una ridda di sentimenti molto diversificati a seconda della prospettiva in cui ci si poneva (entusiasmo, sgomento, soddisfazione, frustrazione, euforia, preoccupazione etc.), ma ritengo uguale per tutti in quanto ad intensità! 

Pur consapevoli del fatto che la democrazia non è il regime ideale (vedi un tal Platone 2400 anni fa) e certi che però non ne esistono in atto di migliori, risulta necessario fare i conti con le regole insite nel concetto di democrazia e, fatto un doveroso “bagno di umiltà”, mettersi in ascolto del messaggio incorporato nel voto popolare.

 La “rabbia”: cinque anni di crisi, la disoccupazione che si ingigantisce, i redditi da 20 anni al palo nominalmente,ma di fatto regrediti in termini reali, i diritti del lavoro insidiati, la forbice della ricchezza che si allarga comprimendo il tenore di vita dei ceti medi, i servizi pubblici sempre più costosi o meno accessibili, una pressione fiscale che in compenso per raggiungere gli obiettivi di pareggio di bilancio incide anche la “carne viva” dei meno abbienti o di chi già soffre la crisi (aumento IVA, IMU sugli immobili aziendali) tutto contribuisce a minare le sicurezze in cui siamo cresciuti vuoi per un modello sociale tra i più “garantiti” vuoi per l’immenso e insostenibile flusso di denaro pubblico impiegato indebitandoci all’inverosimile. E’ stato quasi naturale che il risultato naturale della “fermentazione” di tutte questi ingredienti si trasformasse in una “rabbia” sorda e livorosa nei confronti di chi ha rivestito la responsabilità nella gestione della società: la classe dirigente nel suo complesso.

La “sfiducia”: una legge elettorale che “nomina” i rappresentanti del popolo, l’assoluta staticità dei gruppi dirigenti dei partiti (nella cosiddetta “seconda repubblica” di fatto le leadership si sono cristallizzate in tutti i partiti a prescindere dai meriti e dai demeriti), l’insensibilità ai doveri di irreprensibilità etica, l’arroccamento autoreferenziale della “casta” in difesa di privilegi che in un momento di crisi economica profonda risultano ancora più stridenti e odiosi, hanno seminato la “sfiducia” nei confronti dei partiti come elementi intermedi necessari della democrazia rappresentativa. 

La “delusione”: l’osservazione del calo di tensione solidaristica, la percezione di un individualismo esasperato, la temuta ineluttabilità di un modello sociale estremamente competitivo, la costatazione di una visione spesso gretta degli organismi sociali intermedi (certi sindacati che fuori da ogni contesto continuano ad elaborare richieste ottusamente egualitarie o a tutelare lavoratori sciatti o infedeli pur di mantenere il livello degli iscritti e che a volte danno la sensazione di avere più attenzione per le “guarentigie” dei sindacalisti che per la tutela dei diritti collettivi dei lavoratori), la testimonianza data a volte da alcuni rappresentanti del clero che rinunciano al dovere di essere guida etica esigente pur di esercitare un’azione lobbistica, hanno creato “sfiducia” e smarrimento nei confronti degli “opinion leaders” che tradizionalmente esercitavano un’influenza autorevole nei confronti dei cittadini. 

In uno scenario come questo un eccellente comunicatore che in più può “giocare” con un linguaggio ambivalente mixando con efficace disinvoltura gergo politico e linguaggio cabarettistico, e che non è andato per il sottile riguardo ai contenuti sconfinando con assoluta nonchalance nel populismo, non poteva non avere un effetto elettoralmente dirompente. 

E adesso? 

Al di la della pubblica ammissione degli errori che risulta di secondaria importanza la speranza è che gli attori sociali, invece di arroccarsi contestando come “irricevibile” il messaggio insito nello “schiaffo” ricevuto l’altra domenica, comprendano l’esigenza di un rapido cambiamento di rotta passando velocemente dall’ansia della mediazione, alla riscoperta dei valori originari fondanti dell’azione sociale di ciascun attore; insomma che il nostro popolo dagli atteggiamenti coerenti e consequenziali riceva con chiarezza il messaggio: ABBIAMO CAPITO!

 

                                                                               

 

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