Abbate descrive un Comune che non esiste. E’ Sinistra Italiana a prendere posizione adesso contro l’ex primo cittadino

La conferenza stampa di Ignazio Abbate con la quale comunicava le sue dimissioni da Sindaco, continua a suscitare prese di posizioni e contestazioni. Ultima in ordine di tempo quella di sinistra italiana che accusa Abbate di aver descritto, sul piano finanziario, un comune che non esiste, tentando di allontanare le sue responsabilità politiche sull’eredità che lascia ai futuri amministratori.
“Intanto, inizia Sinistra Italiana, un piano di riequilibrio non ancora approvato, dopo quattro anni, dalla Corte dei Conti. Non solo nel 2012, ma anche nel 2017 la Corte dei Conti, in piena amministrazione Abbate, a seguito dell’accertamento del mancato raggiungimento degli obiettivi del piano di riequilibrio,
chiese che venisse dichiarato il dissesto.

Il debito con lo Stato per le anticipazioni di liquidità utilizzate in questi nove anni e ancora da
restituire ammonta ad oltre cento milioni di euro, dati da 86.736.920,48, certificati dalla sua stessa
amministrazione al 31 dicembre 2020, a cui si aggiunge un’ultima richiesta deliberata a novembre
per oltre 16 milioni di euro.
Il disavanzo dell’anno 2020, come da rendiconto approvato a dicembre, era di 73.641.409,54,
mentre il debito scaduto e non pagato al 31 dicembre 2021, come attestato dalla stessa
amministrazione con una recente delibera, era di euro 74.962.334,68. Quanto di questa cifra è stato
pagato in questi quattro mesi e quanto rimane?
Proprio in queste settimane invece abbiamo assistito a deliberazioni di rinvio di pagamenti per
debiti per consumo di energia elettrica per oltre un milione settecentomila euro, per servizi
telefonici per oltre 400.000,00 euro e per quote di funzionamento non pagate negli anni all’Ato
Idrico per oltre 650.000,00 euro.
E nonostante le imponenti iniezioni di liquidità di questi anni rimaniamo il Comune che paga le
fatture ai fornitori mediamente a sei mesi nel 2021 e a sette mesi nel primo trimestre 2022, secondo
i dati della stessa amministrazione, quando per legge il termine è di trenta giorni”.

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