A MARSA SICLA’ DI SAMPIERI CHIUSA LA STAGIONE TEATRALE DEL “VENTO”

Venerdì 3 settembre all’anfiteatro Xenia del Marsa Siclà a Sampieri  “Ti Racconto il ‘68”  ha chiuso una fortunata stagione teatrale estiva organizzata dall’Associazione culturale “Vento” presieduta da Titti Batolo. L’Associazione, nata un anno fa, ha saputo coniugare turismo e cultura valorizzando un angolo di Sicilia che si è voluto  presentare in maniera nuova  in questa trascorsa stagione estiva.

L’Associazione, come dice Marina Batolo “ha come vocazione  quella di interloquire con il territorio in maniera rispettosa e propositiva rispetto alla sua richiesta di cultura”. Il gruppo ha lavorato intensamente per metter su, (si badi bene in momenti di profonda crisi economica in cui il primo settore penalizzato è proprio quello culturale), una ricca stagione teatrale in cui si sono avvicendati artisti di fama nazionale  e lavori importanti. “Ti racconto il’68”, scritto da Titti Batolo per la scenografia di Marina Batolo, è un lavoro che  si è avvalso della bella presenza di Paolo Romano e della bellissima voce di Claudia D’Angelo, con musiche  coordinate da Luciano Genovesi.

Uno spettacolo vivace, snello e divertente giocato tutto su una semplice ma geniale intuizione: il ricordo intimo e personale di un momento storico come quello del ’68 se diventa memoria collettiva condivisa è occasione di riflessione e, nel caso di questo lavoro, di leggero divertimento. Semplice l’intreccio: una famiglia e il suo tran tran quotidiano raccontato da un bambino che all’epoca doveva avere 5 anni.  Uno spaccato di vita familiare in cui il ’68 diventa un periodo storico attorno al quale si definiscono i destini di una intera società in cambiamento. Uno spettacolo musicale in cui il vero protagonista, il cambiamento vissuto, è  osservato non con nostalgia ma  con atteggiamento riflessivo e ironico. Su una scenografia essenziale in cui troneggia un televisore, anch’esso protagonista e motore di quella rivoluzione di costumi , la società è raccontata nel suo contrapporsi duale che vedeva da un lato i “matusa” e  dall’altro i sessantottini. Irriverenti fino all’ultimo i sessantottini ribelli portano se stessi sulla scena e diventano nostalgici quando accompagnano le canzoni interpretate dalla magnifica Claudia D’Angelo.

Ma, a ben vedere, la società descritta è quella che assiste allo spettacolo: guardando il pubblico si intuisce che tra loro tutti o quasi sono stati protagonisti di quel momento di rottura con il passato. L’impressione che se ne ha  però, è che di una generazione di ribelli rimane una platea divertita ad interpretare se stessa. Una generazione di hippy che canta “Nessuno mi può giudicare” e ancora batte ritmicamente le mani con “Ma che colpa abbiamo noi” dei Rockers. Una platea che si emoziona nel ricordo di canzoni che ormai non hanno tempo come quelle di Gianni Morandi, Francesco Guccini o Fabrizio De Andrè.

Un richiamo felice è stato quello fatto al cinema e ai film che hanno segnato con le loro colonne sonore momenti indimenticati: si pensi a “ il laureato”  per tutti e a “Mrs Robinson” di  Simon and Garfunkel icone musicali di un’epoca travagliata.   Insomma a teatro  il ’68 come epoca in cui tutto ciò che avveniva prendeva subito dimensioni planetarie come gli europei di calcio o la moda dei capelli lunghi. Ottima l’intuizione di Titti Batolo che ha saputo esprimere con leggerezza e autoironia intimi ricordi di una generazione che delle speranze di pace e di un mondo migliore è stata incapace di realizzarle tutte. (Marcella Burderi)

 

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