A FIANCO DELLE DONNE PER AFFERMARE I DIRITTI DEI PIU’ DEBOLI

Nella  nota della dott.ssa Sabina Fontana ho colto la frustrazione che  stanno vivendo le madri  dei disabili nella nostra provincia.

E’ vero,  quello che sta succedendo nella nostra comunità, ma non solo qua, va al di là del disservizio è qualcosa di più, è la consapevolezza che lo Sato sociale sta morendo e non lentamente, ma con un’inarrestabile velocità. In realtà sono decenni che lo Stato sociale è sotto attacco, quasi fosse un lusso ormai irragionevole.

Certi “tagli” sembrano essere fatti senza tenere conto che, a seguito di questi,  ci saranno persone, non cose, che vivranno un  dramma sulla loro pelle.

Ma ormai è così, i deboli: che siano disabili, che siano anziani, che siano bambini, che siano donne devono soccombere sempre. Sembra che le istituzioni abbiamo una visione della società monoculare.

Bisogna tagliare le provincie per risparmiare, ma non ci si chiede che fine faranno i servizi che essa eroga; basta guardare  i fatti di queste ultime settimane che  confermano questa amara realtà.

Le associazioni si adoperano, si stringono attorno a queste persone che hanno il diritto, sancito dalla Costituzione,  di avere garantita l’assistenza sociale, ma possono fare ben poca  cosa contro la sordità delle istituzioni.

Queste  donne, queste  madri appartengono al popolo italiano, a quel popolo  che continua a pagare le tasse e le imposte, ma si vede  negato il diritto ad essere cittadini come gli altri.

“Non garantire i servizi che consentono il raggiungimento delle pari opportunità significa necessariamente tornare indietro”,  significa creare, in chi è già stato sfortunato, la consapevolezza che a nessuno interessi di loro. Questo non può succedere. La nostra classe politica non può vivere in un dimensione che li vede scollati dai problemi reali, filtrati dalla loro condizione di “privilegiati”.  La vita reale è fatta di sofferenze, di rinunce, di gente che perde il lavoro, di anziani che non possono permettersi le cure, di donne, spesso sole,  che devono crescere i loro figli, di disabili che si vedono negare l’assistenza sociale, di immigrati che affrontano l’ignoto per rincorrere il sogno di una  vita migliore.

 Lo Stato, i governi regionali, le istituzioni locali non possono girarsi dall’altra parte, devono scendere tra la gente e guardare quello che è il mondo reale. La crisi non può essere pagata da chi già paga troppo.

Mi auguro, come donna, ma anche come presidente dell’Osservatori Provinciale del Volontariato che si metta fine a questa situazione  e che le istituzioni intervengano a garantire i diritti delle persone.

 

 

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