A.A.A. cercasi operai per la raccolta delle carrube, conosciute come il “pane di San Giovanni”. Attesa una raccolta di oltre 20 mila tonnellate

Avviata, nel Ragusano, la campagna di raccolta delle carrube con i proprietari terrieri costretti a fare le ronde, diurne e notturne, per evitare che il prezioso prodotto venga rubato nottetempo. La campagna di raccolta impegnerà piccoli, medi e grandi proprietari terrieri per tutto il mese di settembre se non oltre. Già da qualche settimana i punti di raccolta, dove vengono portate le carrube per la vendita, sono stati aperti. Operai locali e stranieri stanno cercando di “accaparrarsi” l’incarico giornaliero di raccoglierle al fine di racimolare almeno un’entrata certa dopo la sospensione, per molti, dei sussidi del governo. Un’entrata economica certa perchè nel settore della raccolta delle carrube il lavoro c’è ed è pagato bene poiché i proprietari terrieri cercano di arrivare prima che arrivino i ladri, come sempre accade, che nottetempo raccolgono i preziosi frutti portandoli via dai fondi presi di mira.

La produzione attesa nel Ragusano, quest’anno, è di circa 20 mila tonnellate di carrube su una superficie coltivata di 26 mila ettari in tutto il territorio ibleo.

Se nella primavera scorsa il mercato si pensava dovesse avere quotazioni stellari (tra i 2 euro al chilogrammo) in queste settimane la realtà si sta presentando totalmente diversa con un abbassamento del prezzo di vendita nei punti raccolta a 45 centesimi se il proprietario è possessore di partita Iva ed a 35 centesimi se non possiede la partita Iva. Nonostante ciò, c’è tanto da aspettarsi da una campagna che, nonostante questi prezzi, si presenta positiva nella quantità di produzione. Le rese dei carrubeti siciliani variano fra i 10 e i 50 quintali per ettaro. L’albero del carrubo cresce lentamente, a 100 anni si considera giovane e produce circa 2 quintali di frutti ed a 500 anni continua ancora a produrre. Da anni si è sviluppato un mercato assai importante intorno al carrubo utilizzato nell’alimentazione, sia umana che animale, ma soprattutto nell’industria alimentare.

L’aumento del valore di questo frutto, di cui la Sicilia, ed in particolare le province di Ragusa e Siracusa, sono tra i maggiori produttori, ha portato ad un considerevole incremento della quantità di furti consumati.

Il carrubo è un albero sempreverde dall’aspetto maestoso che arriva anche all‘altezza di 10 metri. Vive fino a 500 anni e trova il suo habitat naturale in terreni rocciosi e calcarei con climi caldi. Originario della Siria, da lì si è diffuso in Europa, in Africa Settentrionale, nel Medio Oriente e in Asia Occidentale. Oggi, il carrubo viene coltivato soprattutto in Spagna, Portogallo, Africa settentrionale e in alcuni Paesi del Medio Oriente. In Italia piantagioni di carrubo si possono trovare in tutto il sud. L’etimologia del nome viene dal sostantivo arabo “kharrūb” ma il carrubo è conosciuta anche come “pane di San Giovanni” perché la leggenda vuole che il profeta si nutrisse di questa pianta durante i lunghi periodi di ascesi nel deserto.

Notevoli le sue qualità.

Grazie al suo alto contenuto di fibre e polifenoli, la carruba aiuta in caso di alterato transito intestinale, disturbi digestivi e acidità. Inoltre abbassa i livelli di colesterolo nel sangue ed è un coadiuvante nelle diete dimagranti, perché interferisce nell’azione degli enzimi digestivi e aiuta a creare un senso di sazietà. E’ anche un’ottima alternativa al cacao, per chi soffre di intolleranza per questo alimento, perché la polpa delle carrube ha un sapore dolciastro, simile a quello del cacao, senza le stesse calorie. Per di più, la carruba è priva di glutine e quindi adatta anche a chi soffre di celiachia.

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