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Ragusa, 53 anni dopo il delitto Spampinato riemerge la menzogna dei servizi segreti sull’omicidio Tumino
27 Ott 2025 10:44
Cinquantatré anni dopo il delitto del giornalista Giovanni Spampinato, assassinato il 26 ottobre 1972, emergono nuovi, inquietanti dettagli sul contesto che precedette la sua morte.
Un documento finora sconosciuto, pubblicato nell’inchiesta “Ragusa 72, La Sottile Linea Nera” a firma del giornalista Carmelo Schininà su La Sicilia, rivela che l’agenzia stampa Aipe, finanziata dall’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno e dal SID (i servizi segreti dell’epoca), fabbricò una notizia falsa per deviare le indagini sull’omicidio dell’ingegnere Angelo Tumino, avvenuto a Ragusa dieci giorni prima.
Una “pista rossa” inventata a tavolino
Era l’8 marzo del 1972 quando l’agenzia Aipe diffuse un dispaccio che parlava di una presunta “pista rossa” dietro l’omicidio Tumino:
“L’ingegnere ragusano Angelo Tumino potrebbe essere stato ucciso da terroristi di sinistra” – recitava il lancio dei servizi segreti.
Secondo quanto riportato, l’agenzia sosteneva che Tumino fosse stato “processato e soppresso da estremisti di sinistra”, accusato di finanziare “movimenti fascisti”. Una notizia del tutto infondata, creata per indirizzare l’opinione pubblica e le indagini verso ambienti comunisti, mentre la verità si celava altrove.
Lo stesso giorno, il Ministero dell’Interno ricevette dalla Questura di Ragusa un’informativa sull’articolo scritto da Spampinato il 6 marzo 1972, nel quale il cronista aveva collegato l’omicidio Tumino ad ambienti neofascisti e alla presenza in città di Stefano Delle Chiaie, capo di Avanguardia Nazionale, allora latitante per le bombe all’Altare della Patria.
La verità dietro la manipolazione
Il dispaccio dei servizi citava anche, in modo allusivo e scorretto, Giorgio Frasca Polara, giovane giornalista vicino al PCI e del tutto estraneo ai fatti, che negli anni sarebbe diventato una delle firme de l’Unità.
Un chiaro tentativo di creare confusione e alimentare sospetti verso la sinistra, spostando l’attenzione dalle “trame nere” e dai contatti neofascisti che Spampinato stava documentando.
Come scrive Schininà nella sua inchiesta:
“La falsa pista rossa sull’omicidio Tumino, archiviato nel 1975 contro ignoti e ora riaperto dalla Procura di Ragusa, rappresenta la prova che i servizi deviati volevano indirizzare a sinistra le indagini di un delitto che nascondeva l’ombra di una trama nera.”
Un filo nero che unisce due delitti
Il lavoro di Spampinato — allora cronista de “L’Ora” — aveva svelato legami tra il delitto Tumino, gli ambienti dell’estrema destra ragusana e le presenze occulte di figure come Delle Chiaie e il pittore Vittorio Quintavalle, vicino all’allora deputato regionale Salvatore Cilia.
Una ricerca coraggiosa che, come scrissero alcuni magistrati, gli costò la vita:
“Fu ucciso non solo per ciò che aveva scritto, ma per ciò che non aveva ancora scritto.”
Un’inchiesta che riapre la memoria
La rivelazione di oggi riporta alla luce una pagina oscura della storia repubblicana, segnata da depistaggi, segreti di Stato e manipolazioni mediatiche.
La riapertura del fascicolo sull’omicidio Tumino e la riscoperta di questi documenti offrono una nuova prospettiva sulle connessioni tra stampa, potere e servizi deviati negli anni di piombo.
Una verità che Giovanni Spampinato aveva intuito, pagandola con il silenzio eterno, ma che oggi, grazie all’inchiesta giornalistica, torna a parlare.
Fonte: Agi
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