Vittorio Fortunato: la legge, gli errori e i diritti di un bambino. La mamma naturale lo rivuole e il Tribunale dà il via libera

Vittorio Fortunato, venne chiamato così, ha compiuto tre anni il 4 novembre, giorno in cui nacque a Modica e venne abbandonato a Ragusa. Aveva pochi giorni di vita quando dopo avere rischiato di morire, abbandonato per strada, venne curato in Ospedale e poi affidato ad una coppia del Siracusano che ora, in esecuzione di una sentenza, rischia di perderlo.  

La sentenza non è definitiva – ci sono altri due gradi di giudizio ed è stato presentato appello, ma il Tribunale per i minorenni di Catania, adeguandosi alla decisione della Cassazione, stabilisce che venga “restituito” alla madre naturale entro il 28 dicembre 2023. 

La storia

Era il 4 novembre del 2020. Un commerciante, in via Saragat a Ragusa – che poi si seppe essere il padre naturale del piccolo -, inscenò l’abbandono e il ritrovamento di un neonato, davanti al suo esercizio commerciale a Ragusa. “Stavo passando davanti alla macelleria, non c’erano macchine parcheggiate e ho visto un sacchetto della spazzatura. Mi sono avvicinato per gettarlo nei bidoni qui vicino. Purtroppo spesso le persone lasciano la spazzatura qui davanti. Mi sono abbassato e a quel punto ho sentito dei lamenti. Ho acceso la luce del telefonino perché proprio questo punto è buio e appena aperto il sacchetto…un bambino. Era un bambino”. Così aveva dichiarato all’Agi la mattina successiva quell’uomo, visibilmente scosso.

“Era avvolto in una copertina, pieno di sangue. Sono cose che credi di potere vedere solo nei film e invece è capitata a me. Non la scorderò per tutta la vita. Si sta male, mi creda. Mi hanno detto che il piccolo sta bene. Sono felice”. Mentiva. Quel piccolo era nato da poche ore, il cordone ombelicale non era nemmeno clampato. Lui, quel 4 novembre del 2020, si era recato a Modica chiamato dalla ex compagna, con la quale aveva un’altra figlia: la donna aveva appena partorito un bimbo e lo aveva chiamato per chiedere aiuto. Il commerciante aveva avuto dalle mani della ex compagna, quel piccolino che era stato partorito in casa all’insaputa di tutti.

Inscenato dunque l’abbandono fu lui a chiamare i soccorsi; il piccolo venne trasferito in emergenza all’Ospedale Giovanni Paolo II; il neonato era in condizioni critiche ma si riprese in fretta; dopo 20 giorni venne affidato in pre adozione ad una famiglia fuori dal territorio provinciale. Il padre naturale a gennaio di quest’anno è stato già condannato in primo grado in abbreviato, a due anni di reclusione per abbandono di minore. La stessa accusa è contestata alla ex compagna, la madre naturale, da cui l’uomo aveva già avuto una figlia: per lei il processo davanti al Tribunale di Ragusa è ancora in corso. La prossima udienza è stata fissata per il 9 febbraio 2024.

Nel frattempo la madre naturale sostiene che quel bambino lei non lo aveva mai voluto abbandonare ma lo aveva affidato all’uomo affinché lo portasse in ospedale. E inizia un’altra vicenda giudiziaria. La madre naturale del bambino attraverso il suo legale, l’avvocato Angelo Iemmolo ha chiesto l’annullamento della dichiarazione di adottabilità del piccolo sulla quale si è pronunciata la Cassazione che sostiene che il Tribunale dei minorenni ha commesso un errore: non avrebbe verificato, come di dovere, il fatto che quel bambino i genitori naturali li avesse, privando loro anche del diritto di “ravvedimento”. E prima della dichiarazione di adottabilità, i genitori naturali erano già noti. La donna a cavallo dell’estate sempre per decisione del Tribunale, doveva essere messa in condizioni di potere incontrare – in situazione protetta – suo figlio ma questi incontri non sono ancora mai avvenuti.

La famiglia di Vittorio Fortunato 

Un terzo aspetto riguarda quelli che il piccolo Vittorio Fortunato (questo il nome che era stato dato all’Ospedale al bimbo che ora si chiama in un altro modo) che ha compiuto tre anni, chiama mamma e papà, la sua famiglia. La mamma che si identifica anonimamente come “mamma Miele” ha lanciato una petizione su change.org che in pochi giorni ha raccolto oltre 21.000 firme.

La donna che racconta la storia del piccolo, arriva all’epilogo: conclude così “Immaginate un bambino – che ha già subito un rifiuto in grembo e un abbandono cruento alla nascita – essere costretto a lasciare, dall’oggi al domani, tutte le sue certezze, il suo mondo, le braccia sicure e il calore di mamma e papà, gli unici affetti che abbia conosciuto, per essere inserito forzatamente in un contesto in cui tutto è estraneo compresa la persona che dovrebbe iniziare a chiamare “mamma”… Immaginate per un attimo il dolore nel cuore di un bambino così piccolo, il senso di smarrimento, la disperazione nel cercare i genitori e non trovarli più. Non c’è nulla in questa storia che sia nel miglior interesse del bambino. Ci appelliamo quindi a Voi, allo spirito di umanità e protezione che governa anche la Commissione ONU per i Diritti del fanciullo. Non vogliamo permettere che il nostro bimbo sia costretto a subire un secondo abbandono, che provocherebbe un trauma indelebile ed irreparabile.

Lui conosce una sola mamma e un solo papà da sempre: noi, che lo amiamo incondizionatamente così come lui ama follemente noi”. La firma in calce al documento è “La Mamma e Papà di Miele”. Un errore devastante quello commesso dal Tribunale per i minorenni all’origine di tutto il filone giudiziario che riguarda il preaffido e l’adottabilità. Da un lato un madre naturale che quel figlio lo rivorrebbe, dall’altro la coppia che per da tre anni, da tutta la vita del piccolo, lo ha accolto come un figlio e che il bimbo riconosce come mamma e papà. 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it