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22 Giu 2016 15:20
Il Festival delle relazioni 2016 conclude il suo percorso con la tradizionale “Giornata del rifugiato” che, quest’anno, si è svolta in due momenti. Giorno 20 giugno al Centro polifunzionale di Ragusa, con l’organizzazione della Caritas diocesana e il 21 giugno con una festa al centro “Gerico” di Padre Beniamino Sacco a Vittoria.
Momenti che hanno fatto registrare entrambi un’ampia partecipazione.
Non sono mancati a Vittoria gli spunti di riflessione a corollario di momenti di “Arte profuga” affidatia a Giampiero Carta, Jenny La Cava, Maurizio Morello e Michele Arezzo con testimonianze di alcuni rifugiati.
“Vorrei iniziare il mio intervento – spiega padre Sacco – citando il brano di una canzone che si intitola “con voi mi trovo bene”. La giornata mondiale del rifugiato quest’anno abbiamo voluto festeggiarla in questo luogo, simbolo di apertura e libertà. Per tutti noi che lavoriamo con i migranti oggi deve essere una giornata per prendere coscienza riguardo tutto ciò che succede intorno a noi e per entrare in contatto con l’esperienza migratoria che ciascuno di noi, per ragioni diverse, conosce e ha sperimentato. L’accoglienza non è un atto di carità, né per chi la opera né per chi la riceve. E’ un diritto perché ogni uomo è mio fratello”.
“Abbiamo una grande sfida da condividere – prosegue Tonino Solarino, presidente della Fondazione San Giovanni Battista – cristiani e musulmani, migranti e operatori, soprattutto in tempi in cui il consenso sociale sul questo tema è in forte calo. Da una parte ci sono i sogni di questi ragazzi, le necessità piccole e grandi e le illusioni, dall’alta le lentezze burocratiche, le istituzioni intasate dal numero di pratiche, la difficoltà nel dare risposte congruenti. Così si rischia una guerra tra poveri e noi che lavoriamo nel sociale abbiamo l’obbligo di vigilare. Dobbiamo imparare tutti a essere cittadini del mondo”.
Rispetto al Festival delle Relazioni non mancano i motivi di compiacimento. “Il tema di quest’anno – aggiunge Solarino , richiamava al senso di sentirsi spesso stranieri a se stessi. Attraverso una serie di appuntamenti culturali abbiamo cercato di scandagliare questa tematica coinvolgendo studiosi, artisti, testimoni che hanno arricchito la nostra prospettiva. Ringrazio tutte e istituzioni che ci hanno aiutato a realizzare per il secondo anno questo ambizioso progetto”.
Ospite della serata il giornalista Mario Barresi, da anni impegnato nella narrazione di storie legate al mondo migrante. “Essere qui oggi per me è una grande emozione – spiega – perché stiamo parlando di migranti con i migranti. Da giornalista avverto una grande responsabilità nel raccontare storie di migrazione. Di certo non si può parlare di emergenza, considerando i numeri in Sicilia, né è corretto enfatizzare solo notizie di cronaca che implicano tragedie in mare, corruzione di operatori dell’accoglienza e altro malcostume. Bisognerebbe parlare di questa accoglienza che funziona e regala momenti intensi di condivisione come quelli odierni”.
Amid, presidente provinciale delle comunità islamiche, richiama al senso religioso dell’accoglienza. “Siamo tutti fratelli di uno stesso Dio – ricorda – e tutti ugualmente figli di Adamo. Mi piacerebbe proporre oggi, una riflessione sul digiuno durante il Ramadan. E’ una pratica comune a tutte le grandi religione e questa privazione ci insegna l’autocontrollo, la perseveranza e la comprensione verso gli affamati. In una sura del Corano Allah ricorda due tra i doni più importanti agli uomini: la sicurezza vitale e la sicurezza alimentare. Tra l’altro queste due sono le ragioni principali per cui i rifugiati vengono in Europa”.
Il progetto è stato promosso dalla Fondazione San Giovanni Battista in collaborazione con la Diocesi di Ragusa, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, gli enti locali titolari dei progetti SPRAR, l’Istituto comprensivo Vann’Antò, le cooperativa Filotea e Relazioni.
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