85 ANNI DI STORIA NON POSSONO ESSERE CANCELLATI CON UN TRATTO DI PENNA!

Al cospetto del Prefetto Giovanna Cagliostro, del Vescovo Paolo Urso, dei rappresentanti delle forze armate, dei rappresentanti delle province gemellate, dei parlamentari e dei sindaci dei Comuni iblei, il Presidente Franco Antoci ha letto il suo discorso, indirizzato ai cittadini della Provincia di Ragusa.

“Molti vi sarete chiesti sinceramente – afferma Antoci – se vale la pena di ricordare solennemente la nascita di un Ente che si vuole sopprimere o svuotare di funzioni o, ancora peggio, smembrare. Si vuole sacrificare una storia, una identità, un patrimonio culturale e amministrativo; si vuole mortificare la democrazia, tentando di far rivivere campanilismi oramai abbondantemente superati nel comune sentire e, soprattutto, si vuole rinunciare a quel ruolo vero di coordinamento e di sprone che solo l’Ente Provincia, in stretta sinergia con gli uffici statali, può assicurare.
Se questo è il panorama che ci si pone innanzi io mi sento di affermare con convinzione che oggi ha più che mai senso ricordare l’85° compleanno della nostra provincia, nata all’inizio del lontano 1927. Un evento che cambiò radicalmente il volto del nostro territorio e di Ragusa in particolare.

Oggi – continua Antoci – a distanza di tanti anni, osserviamo una realtà viva costituita da una magnifica comunità di 12 terre, forte del positivo retaggio della Contea e che in questi 85 anni ha acquisito una sua precisa identità, sorretta da valori profondi e ben radicati quali la famiglia, la solidarietà, il rispetto per gli altri; una identità legata alle tante nostre belle tradizioni ed a tanti aspetti economici e sociali.

Questa nostra provincia si è fatta onore in Sicilia e in Italia e nonostante le sue ben note carenze infrastrutturali e le odierne difficoltà congiunturali, si distingue ancora positivamente per la sua economia e per la vitalità del tessuto sociale.

Come dimenticare, solo facendo appena riferimento agli anni più recenti, le grandi mobilitazioni e le significative sinergie politiche, sindacali e datoriali per le grandi infrastrutture, per i Patti territoriali, per il piano di utilizzo dei Fondi ex Insicem, per la razionalizzazione ed ammodernamento della nostra sede viaria e per una università iblea; come non guardare la realizzazione delle grandi opere quali la Scuola dello Sport, il viadotto di Modica, il Palarizza e tanti altri impianti sportivi, le tante scuole?
Forse qualche cosa si sarebbe potuta realizzare lo stesso, ma la presenza di un Ente sovracomunale ha consentito un vero governo di area vasta ed un coordinamento efficace tra i comuni, in una ottica di programmazione condivisa nel Piano Territoriale Provinciale.
 Ora non sappiamo come andrà a finire, poiché nella legittima lotta agli sprechi è stata volutamente e, secondo me, erroneamente individuato l’Ente provincia come l’anello debole di una architettura istituzionale consolidata invece in tutta l’Europa.

Oggi  – termina il Presidente – è un momento di festa che noi amministratori e consiglieri provinciali vogliamo condividere con voi qui presenti e con tutti gli appartenenti alla nostra Comunità iblea; è quello di oggi anche un momento di augurio e di speranza contro ogni catastrofismo, contro ogni piccolo interesse di parte, perché prevalga il bene comune, comunque e dovunque”.

I recenti provvedimenti sulla chiusura o rimodulazione delle province sono stati oggetto di tutti i discorsi tenuti nel corso della cerimonia, da quello del Prefetto Cagliostro a quello del Presidente della provincia di Siracusa, Nicola Bono, e del rappresentante della provincia di Milano, consigliere Giuseppe Milone, a sottolineare la situazione surreale che il paese sta vivendo, sospeso tra il presente istituzionale e i futuri scenari amministrativi, i cui provvedimenti burocratici ancora non si conoscono nei dettagli. Parlare allora di comunità territoriale, di battaglie politiche in nome di una identità collettiva, di storia, di cultura e valori sociali condivisi, appare illusorio, coscienti che senza la protezione di un Ente che operi per il coordinamento dei comuni e la sinergia delle forze politiche, economiche e sociali di un territorio sovracomunale, prevarranno gli interessi campanilistici e le volontà regionali, a discapito del benessere di una cittadinanza che ha sempre dimostrato capacità di sacrificio e di solidarietà in nome del bene comune.
    

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