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A proposito della difficoltà di reperire manodopera in agricoltura: è davvero solo colpa del Reddito di Cittadinanza?
12 Lug 2022 10:44
Ha suscitato molto clamore il nostro articolo sul fatto che 2500 persone in provincia di Ragusa sono state depennate dalla lista dei percettori del reddito di cittadinanza per non aver accettato offerte di lavoro.
In particolare, stiamo parlando del fatto che vi siano al momento pochi operai disposti a lavorare in campo agricolo. Certamente un lavoro difficile, duro, soprattutto d’estate. Ma come stanno le cose veramente? E’ solo colpa del reddito di cittadinanza se la gente non vuol lavorare nelle aziende agricole?
La Flai Cgil, sottolinea come questo strumento, non può essere la sola causa della crisi di manodopera.
“Sono pochissime le aziende agricole che rispettano gli accordi contrattuali, anzi possiamo, senza tema di essere smentiti, asserire che il 99 % delle aziende non rispetta i parametri salariali discendenti dalla contrattazione collettiva e i braccianti percepiscono un salario mensile spesso molto al di sotto di quello che spetterebbe loro se venissero realmente presi in considerazione le tariffe del contratto provinciale e nazionale. Vige, in maniera diffusa, un salario di piazza, quindi un salario inferiore, slegato totalmente dai riferimenti contrattuali vigenti”, dichiara.
Tutti i dipendenti agricoli, dichiara la CGIL, lamentano paghe ” da fame”. Inoltre, ci sono anche altri problemi che dovrebbero essere scandagliati: “Una fra tutte è quella di non consentire ad aziende molto grandi, con un parco di dipendenti da 300 a 500 unità, di assumerli tutti come stagionali. Questi lavorano per l’intero anno e si trovano versate, in media, non più di 102 giornate lavorate in un anno. Aziende di tal fatta andrebbeto obbligate ad assumere a tempo indeterminato almeno la metà del personale cui fanno ricorso per i lavori agricoli, perché questo vi lavora tutti i giorni e per l’intero anno”.
Inoltre, la CGIL aggiunge: “A coloro che sono assunti come stagionali andrebbero versate le giornate realmente lavorate in un anno e andrebbeto pagati secondo quanto previsto dal contratto collettivo di lavoro. E poiché ciò non avviene, e questo fatto è a conoscenza di tutti, qui dovrebbe intervenire l’Istituzione che ha obblghi di verificare il rispetto delle condizioni salariali e di lavoro in agricoltura”.
Facendo alcuni rapidi calcoli, oggi il lavoro agricolo è veramente squalificato se chi lo svolge porta a casa buste-paga da 700/ 800 euro al mese, quando tutto va bene, tra l’altro un salario ulteriormente falcidiato dai rincari e dall’inflazione.
Come sempre, stiamo parlando di problemi complessi e soluzioni semplici all’orizzonte non ve ne sono. Se da un lato abbiamo i percettori “furbetti” del reddito di cittadinanza, dall’altro non bisogna dimenticare che questo strumento può essere un aiuto fondamentale per chi davvero non riesce a trovare lavoro in un momento difficile come questo.
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