IN RITARDO DI UN GIORNO IL GLORIOSO VESSILLO TRICOLORE

Certo, la tentazione di scrivere delle recenti elezioni (soprattutto in riferimento a quanto accaduto tra Pozzallo e Scicli) è davvero molto forte. Ma attendiamo i ballottaggi, e non perché noi si possa in qualche anche miserrima misura influenzare il voto, ma solo per rispetto a noi stessi e agli impegni presi con l’editore che predica sempre – e bene fa – di non “sforare” mai oltre i limiti del codice e comunque garantire un buon prodotto giornalistico ai nostri sempre più numerosi lettori.

E perciò mi vedo costretto a rinviare a due settimane.

Per intanto, però, mi piace condividere coi lettori ragusani e modicani (gli altri iblei non si sentano esclusi, anzi, ci farebbe moltissimo piacere si potesse avere qualche commento anche da altri topos dell’altopiano come della pianura) la foto che pubblichiamo a latere.

È stata scattata a inizio maggio a Modica, al Corso Umberto Primo, sulla facciata di quell’enorme e storico e importante e celebrato “Palazzo degli Studi”. Si capisce subito: si tratta di una antica lapide in marmo che ricorda l’Unità d’Italia (le lapidi che ricordano i momenti salienti della vita di una collettività, nazionale o locale che sia, non sono mai troppe).

E come si può leggere, la lapide venne posta nel cinquantesimo anniversario di quel memorabile 1860, quando i siciliani si ribellarono ai Borboni accogliendo a braccia aperte Giuseppe Garibaldi e i suoi mille. E proprio nella prima riga che sta il bello (o il brutto): Nel 50 anniversario del 17 maggio 1860 Modica prima fra tutte le città dell’Isola ad innalzare esultante il glorioso vessillo tricolore”. Ma purtroppo, come le ricerche storiche hanno dimostrato già da centocinquanta anni (praticamente dallo stesso giorno degli avvenimenti) ad innalzare per prima in Sicilia il tricoloro non fu Modica, bensì un’altra città, che mise a sventolare il “glorioso vessillo” già il sedici, ovvero il giorno prima dei modicani sul loro Palazzo San Domenico.

E nulla sarebbe successo se questa città che vanta la primogenitura fosse Misilmeri o Sciacca, Recalmuto o Floridia, Agira o Carlentini, Realmonte o Milazzo. Purtroppo (purtroppo per i modicani) quella città che potrà ad eternum gloriarsi della primogenitura è la vicina (e mai simpatica) Ragusa.

E quindi, ci chiediamo noi per il solo gusto di mettere zizzania, non sarebbe il caso che gli amici di Campailla mettessero fine a tale clamoroso errore storico? Capisco che si tratta di una lapide (difficile da correggere, non è un file word) e che oltretutto nessuno vede mai (ma noi l’abbiamo vista e fotografata) e che se anche qualcuno la vedesse e leggesse non è detto che conosca i fatti e come sono andati nell’ormai lontano 1860. Ma capisco anche che Modica si vanta di avere arte e cultura in abbondanza, e che potrà sempre dare in tal senso lezione ai quei massari gretti e incolti dell’altopiano. Ed è proprio per il fatto di vantare tantissimi uomini di cultura e tra questi tantissimi storici e tra questi molti storici moderni e contemporanei, che l’errore lapideo deve essere corretto. Il sindaco di Modica, l’ottimo Antonello, farebbe di certo una ottima figura intervenendo d’ufficio e possibilmente invitare l’omologo Nello a presiedere allo scoprimento della nuova lapide, riveduta e corretta.

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