VITA E MORTE NELL’INFERNO DEI CAMPI DI STERMINIO

Dal 12 al 18 febbraio scorso, trentatre alunni e tre docenti dell’I.T.I.S. “E.Majorana” di Ragusa hanno partecipato al progetto “Treno della Memoria” che da Bari, luogo di ritrovo di tutti i  partecipanti del sud Italia, li ha condotti a Cracovia. Cracovia è una vivace città, capitale culturale della Polonia,gioiello dell’architettura gotica e rinascimentale, sopravvissuta alla Seconda Guerra Mondiale ricca di monumenti e opere che testimoniano la storia, angoli pittoreschi, ristorantini caratteristici dove è possibile gustare piatti tipici,pub, club dove si può sorseggiare l’ottima birra polacca e si possono fare due chiacchiere a suon di musica. Da qui, il gruppo, assieme ad altri 700 studenti e docenti, si sono spostati appositamente per visitare i campi di sterminio di Auschwitz I e Auschwitz II-Birkenau. Il percorso nei lager è un vero viaggio nell’inferno.

Il motivo di fondo per cui questo campo fu creato, verso la fine del 1939,  fu dovuto all’affollamento delle prigioni situate in Slesia e alla necessità di eseguire una nuovo afflusso di arresti di massa tra la popolazione polacca della Slesia e del Governatorato Generale. Alcune commissioni andarono alla ricerca di un luogo adatto all’installazione del campo; si optò per le caserme prebelliche dismesse e inutilizzate di Oswiecim, poste fuori dal centro abitato e, dunque, facilmente ampliabili; inoltre, la cittadina disponeva di una discreta rete di comunicazioni, essendo uno dei più importanti raccordi ferroviari. L’ordine di fondazione del campo fu inoltrato nel 1940 e ne fu nominato comandante Rudolph Hoss. . Dunque, il campo fu fondato il 14 giugno del 1940 per ospitare i prigionieri politici polacchi e per incutere terrore nei polacchi stessi; successivamente i nazisti cominciarono a deportarvi gente di tutta Europa. Nel complesso il campo conteneva 28 edifici(caserme): tra il ’41 ed il ’42, con il lavoro degli internati, fu aggiunto un piano a quelli che ne possedevano solo uno e furono, anche, costruiti altri 8 blocchi. Con l’aumentare del numero degli internati, aumentava anche la superficie territoriale del campo che ben presto si trasformò in un enorme compagine di sterminio divenendo così KONZENTRATIONSLAGER AUSCHWITZ I il campo madre (Stammlager).

Nel ’41 ci si accinse alla costruzione di un altro campo, a 3 Km di distanza, chiamato Auschwitz II- Birkenau (il cui significato letterale è “Bosco di Betulle” che in effetti è presente nel campo).  Qui furono deportati Ebrei, Zingari, oppositori politici, omosessuali ognuno dei quali era contrassegnato da un triangolo di colore diverso (giallo incrociato con un triangolo che doveva indicare il motivo del loro arresto per gli Ebrei, rosa per gli omosessuali, nero per gli zingari e per i detenuti ritenuti asociali dai nazisti, rosso per i prigionieri politici ….). Per 5 anni il campo di concentramento di Auschwitz diede vita tra le popolazioni dei paesi occupati dai nazisti ad una sensazione di terrore.

Al campo I si accede da un cancello su cui cinicamente vi è scritto ARBET MACHT FREI, ovvero IL LAVORO RENDE LIBERI. Attraverso questa porta i detenuti si recavano e tornavano dal lavoro logorante di tutti i giorni, lavoro che iniziava alle 6 del mattino e si concludeva intorno alle 17 e, comunque,la fine della giornata lavorativa era in relazione alle ore di sole. Sulla piccola piazzetta, in prossimità delle cucine, l’orchestra del campo suonava delle marce che dovevano razionalizzare il passaggio di migliaia di prigionieri e rendere, così, più facile la conta da parte degli uomini delle SS.

Proprio da qui, da questo cancello, inizia il percorso tra i blocchi, le baracche carcerarie, le torrette delle SS ed il recinto di filo spinato ad alta tensione. Alcune cose sono state distrutte dai nazisti per cancellare tracce dei loro efferati crimini, ma molte cose sono state ricostruite con gli elementi originali. Il tratto peculiare di questo campo era la SELEZIONE. Esso svolgeva una duplice funzione: quella di centro di sterminio immediato degli Ebrei nelle camere a gas e quella di campo di concentramento, cioè luogo di lavoro e di graduale annientamento di prigionieri di varie nazionalità.

Impressionante è la quantità di barattoli rinvenuti contenenti lo Zyclon-B, zolle di diatomiti impregnate di acido cianidrico, prodotto dalla ditta “Degesh” che negli anni ’41-’44 guadagnò intorno ai 300.000 marchi per la sua vendita. Solamente ad Auschwitz, in quegli stessi anni, ne furono utilizzati 20.000 Kg e, a quanto pare, secondo alcune testimonianze, per uccidere 1500 persone, occorrevano 5-7 Kg di gas. Il gas sprigionato provocava la morte repentina di coloro che erano chiusi nella camera. Una volta portati via dalle camere a gas, ai cadaveri venivano tagliati i capelli, estratti i denti di metalli preziosi e sottratti gli oggetti di bigiotteria e poi venivano crudelmente bruciati nei forni crematoi.

All’interno del campo, le autorità tenevano una scrupolosa documentazione dei prigionieri internati a partire dall’arrivo, con l’assegnazione del n° del campo e lo scatto di foto in tre pose; successivamente, dal 1943, si aggiungeva il tatuaggio del n°, il più spesso sull’avambraccio sinistro. Quando la morte era sopravvenuta per iniezione di fenolo, impiccagione sulla forca, fucilazione o altra causa “innaturale”, nella documentazione e attestazione di decesso venivano iscritte cause finte. Nel campo si utilizzava un sistema di codici e di dissimulazione della verità su coloro che erano stati uccisi che rasentava la perfezione.

Durante il percorso e la visita ai blocchi si rimane allibiti ma anche sdegnati nel constatare che vi sono teche interamente occupate da scarpe (circa 80 mila), pentole (circa 12 mila),occhiali (circa 40 kg), 460 protesi, 570 divise da prigioniero del campo(in gergo pigiama a righe), circa 3800 valigie, quasi 2 tonnellate di capelli femminili tagliati alle vittime per fornire l’industria tessile tedesca.

Altra sconvolgente dimostrazione dell’eccidio è il famoso binario posto tra i campi  di Auschwitz I e Birkenau sul quale dal 1942 al 1944 vennero effettuati i trasporti di Rom, Ebrei, Polacchi che venivano stipati in massa(circa 200) su ogni vagone che, al massimo, poteva ospitarne 30. Coloro che morivano durante il lungo viaggio fungevano da schienale per coloro i quali continuavano a sopravvivere al freddo e alla fame. Proprio sulla banchina del raccordo ferroviario di Birkenau, gli Ebrei appena giunti, venivano sottoposti alla selezione da parte dei medici delle SS. Vita o morte? Sommersi o salvati?

Solitamente i malati, le donne incinte, i bambini, gli anziani e altre persone considerate inutili venivano condotti a morte nelle camere a gas. Quanto ai bambini, molti ebrei e zingari, ma anche polacchi e russi, subivano lo stesso trattamento degli adulti. Moltissimi piccoli ebrei morirono nelle camere a gas subito dopo l’arrivo; alcuni vennero portati al campo e trattati come tutti gli altri. Altri bambini ancora, in particolare i gemelli, furono oggetto di esperimenti criminali. Essi venivano selezionati direttamente da Mengele, definito il dottore della morte, appena scesi dai treni. Appena isolati dai propri genitori, i piccoli venivano marchiati come gli altri prigionieri ma con un numero speciale al quale spesso veniva aggiunta la sigla “ZW” cioè zwillinge, gemelli.

Giunti nelle baracche che avrebbero dovuto ospitarli, venivano, in primis,esaminati e misurati dalla testa alla punta dei piedi.  A differenza di tutti gli altri prigionieri, ai gemelli era consentito mantenere i capelli lunghi per diversi giorni dopo l’esame. Dopo essere stati selezionati sulla banchina dei treni venivano sottoposti ad una doccia per poi essere portati nell’ambulatorio medico. Gli esami iniziavano dalla testa che veniva misurata accuratamente anche per più giorni. Successivamente erano sottoposti ad un esame completo ai raggi X in tutto il corpo. Centinaia di uomini,donne e bambini hanno perso la vita durante gli esperimenti (innesti di pelle, applicazione di nuovi farmaci…)

In base alla documentazione rinvenuta si può affermare che i Nazisti deportarono ad Auschwitz almeno 1.100.000 Ebrei, ma il loro numero sicuramente era superiore. Il viaggio effettuato dal gruppo di studenti e docenti nei Campi altro non è stato che un viaggio interiore, un viaggio che ha consentito di prendere coscienza di ciò che è stato, guardando con i propri occhi e vivendo col proprio cuore sensazioni ed emozioni molto forti, uniche ed indelebili. La visita, dunque, ha permesso di conoscere quello che sui libri di Storia non è descritto e di rendersi conto che una simile barbarie,un siffatto eccidio non hanno precedenti, ma che, comunque, possono ripetersi anche sotto altre forme.

Perché ciò non avvenga più ciascun partecipante, segnato come un “marchio a fuoco” dall’esperienza vissuta, si propone quale agente di cambiamento per la società ed il territorio in cui vive,si pone come cittadino attivo, continuando a percorrere i binari della Memoria e della Condivisione. Ricordare la Shoah, quindi, significa non cancellare uno scomodo Passato, ma creare un Avvenire diverso con la speranza  che si eviti un’altra così grave tragedia e che il desiderio di conquista e di superiorità degli uomini verso il più debole svanisca nel tempo e col tempo. “La nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo”. (Primo Levi)

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