Virtus: il vero segreto del successo è un altro. Eccolo

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

Io invece la vedo così. Sì, certo, il talento, il sacrificio, la tecnica e la tattica, la preparazione atletica, la forza di una società, il calore dei tifosi … Tutto vero. Sono le ragioni imprescindibili di un trionfo. Trascurarne anche solo una sarebbe miope. Lo so bene. È stato di rara bellezza. 

Ieri hanno vinto le centinaia di bambine e bambini di una città. Le ragazze e i ragazzi sui gradini. I genitori e i nonni nostalgici di una comunità e della sua storia. Nella solidarietà di una regione che ha fatto il tifo per noi (meraviglioso a dirsi).

Ma ieri ho vinto io una scommessa. Chi mi conosce sa che in tempi non sospetti, quando sembrava (solo per il timing) prematuro e impossibile, ripetevo con la screanzata follia dell’ostinazione che la guida tecnica e umana della squadra dovesse essere affidata al più presto e senza esitazioni a un mio “vecchio” compagno di classe, interprete, a mio avviso, più di tanti altri allenatori, di un dono. 

Il dono di chi sa generare un clima. Un “mood” nelle relazioni. Improntate profondamente sul rispetto (anche nell’asimmetria dei ruoli), la gentilezza paziente, la capacità di ispirare motivazioni, intese a valorizzare la persona (il giocatore e la sua biografia) e il suo essere nel gruppo, nella sensibilità attenta (e a tratti anche felicemente “femminile”) di chi sa illuminare un insieme facendo emergere il meglio da ogni unità. Come in una magia di piccole pose ordinarie. Come in un incantesimo di declinazioni, parole, sguardi e sorrisi che muovono, scuotono, trascinano con il calore della grazia. E instillano fiducia e autostima, resilienza e reattività, contro lo stress e ogni forma di “umiliazione”. E appunto curano l’inclinazione così tremendamente umana di chi è naturalmente portato a demoralizzarsi dopo una caduta rovinosa e inattesa. Un dono che è la competenza naturale di un allenatore forse un po’ “psicologo” a sua insaputa. E che verosimilmente ha affinato la sua vocazione anche nell’antica “missione” che lo vede protagonista al di fuori dell’ambito cestistico. 

It works! E ha funzionato alla grande, come prevedevo in ogni singolo dettaglio.

Io la vedo così. 

Quello della Virtus è il successo riconducibile a mille variabili. Ma è soprattutto il viaggio straordinario della psicologia umana tra gli esseri umani.

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