UNA MOSTRA ALLA SOPRAINTENDENZA

C’è una diffusa manipolazione dei sentimenti, nel tempo che ci è dato da vivere, un mascheramento che spesso tradisce una sorta di rifiuto, la paura di affrontarne il senso profondo.

Forse c’è proprio questa deriva esistenziale alle origini dello smarrimento del linguaggio e della sua decodificazione nella molteplicità dei livelli di significato, accontentandosi sempre più spesso della cacofonia al posto dell’armonia cognitiva e comunicativa.

In questo contesto diventa sempre più difficile il mestiere dell’artigiano del linguaggio, del pittore, dello scultore, del fotografo …

L’arte figurativa, in un mercato che ne penalizza oltre misura i valori creativi e socioespressivi, viene celebrata sempre più volentieri in performance e installazioni che dovrebbero avere una intenzionalità comunicativa ma che sono stranianti nel senso di mortificare lo sguardo, anzichè renderlo aurorale e capace di meravigliarsi e di scoprire.

Valgano come esempio, purtroppo, le ultime scelte dell’Amministrazione Comunale di Ragusa, che di fatto, seguendo ipotetici ed equivoci itinerari post-moderni, anziché decidere di esporre il cittadino alla bellezza, si è incautamente scommessa nella paradossale scelta di esporlo (speriamo per breve tempo) a un dubbio gusto, stravolgendo la scena delle nostre belle piazze barocche, senza risparmiare il lungomare pedonale di Marina di Ragusa, con un numero impressionante di ferraglia arrugginita, priva di ogni riferimento con la forma e i volumi che la scultura richiede.

Certamente una scelta di politica culturale periferica non va amplificata più di tanto, ma è un segno dei tempi cercare di ridurre la cultura a “informazione” felice si essere avvolta in veste anonima.

In questo contesto, i veri artisti, al di là della loro notorietà e della loro commerciabilità, sono dei superstiti.

Amarezze di un moralista, lo so, ma anche questi moti di chiarezza necessari perché per ristabilire il reale contorno delle cose: se è vero quello che scrive Th.W. Adorno, per il quale “l’inumanità dell’arte deve sopravanzare quella del mondo per amore dell’uomo”, è innegabile che questa e non altra è la strada che dobbiamo percorrere per vincere la lotta contro l’insignificanza dell’arte o la sua riduzione a indifferente mobilio.

Ben venga, quindi, questa purificatrice mostra, nata con il prestigioso patrocinio dalla Soprintendenza di Ragusa, che l’ospita nei suoi luminosi spazi, resi fruibili per manifestazioni di assoluto rilievo in cui il senso del bello, del compiuto, della pittura e scultura e della fotografia tout court, viene ora  celebrato con sorprendenti e positivi esiti nel complesso delle varie voci.

Brevemente, solo un cenno sugli artisti che qui espongono e che meriterebbero, per l’impegno profuso nei loro lavori, un catalogo e una analisi critica approfondita.

LAURA ALESSI

Presenta in questa mostra una figura concreta, dove colore e forma trovano un passato che si lega al presente, con interessantissimi esiti di rilievo.

MARGHERITA DAVI’

 Affida la sua poetica a un nudo di donna che affascina per la freschezza compositiva.

SILVIA ERECCHIA

Propone una rivisitazione di un mondo ormai lontano dal nostro presente, con risultati di notevole spessore pittorico.

 DEBORA NIGRO

 Con un colto  grafismo libera i simboli dell’inconscio nella sua rivisitazione del barocco.

SILVANA BELFIORE

 Con densa e vibrante materia pittorica riempie di luce la sua natura morta.

SALVATORE FICHERA

 Rivisita Caravaggio, dimostrando una assoluta padronanza del colore e della forma che fu cara  a Michelangelo Merisi.

VINCENZO ROSSITTO

Una vera e propria celebrazione dei fasti del barocco di Ragusa Ibla

  STEFANO LO BELLO

Singolare rivisitazione dei mascheroni barocchi, ricca di convincente forza espressiva.

VASILE MASCIA

Inaspettate aperture di sipario sui fasti del mito che ritorna.

 STEFANIA BARBAGALLO

Ci propone un nudo sdraiato, sensuale e ottimamente reso nelle morbide linee del disegno.

 ZELINDA BORELLA 

Artista della luce, ne usa poeticamente per rendere accattivanti i simboli del barocco.

 ARMANDO NIGRO

 Mette in primo piano un a fanciulla in fiore di proustiana memoria, nello splendore della ricca architettura barocca.

SEBASTIANO BELFIORE

Predilige la materia fragile del polistirolo e della  cartapesta per dare vita ai volti- maschere, che adornano i sottobalconi dei sontuosi palazzi iblei.

 

Carmen Monaco

Nel suo nudo allo specchio ci dimostra che sensualità e poesia possono camminare insieme, testimoniando la complessa bellezza della donna.

Monica Italia

Con sicurezza libera sulla tela le magnificenze del barocco affidandosi a un calligrafico disegno che incontra armoniosamente il colore.

Franco Sondrio

Con la poesia del colore ripropone e rilegge, da per suo, i fasti del barocco.

Daniele Cavazzoli

 Risolve la sua partita sulla tela, affidandosi a frammenti di colore  puro,assemblati in un vortice visionario.

Donata Tropiano

Su colonne di pietra gessata libera colori e simboli, che spaziano così da sembrare di ricondurci ad una visione surrealista.

Serena Acquilino

Con estrema finezza la sua opera coglie una silenziosa e elegante figura di donna che ci riporta indietro, nel tempo del più sontuoso barocco.

Francesca Floridia

In un cielo rutilante, vibrante di luce, risolve scenograficamente e in modo accattivante i poderosi volumi dell’architettura barocca.

Marika Cassone

Attraverso il suo mai banale occhio fotografico rende omaggio alle linee avvolgenti dell’arte barocca, dando nuova vita ai volti che la pietra imprigiona nei sontuosi sottobalconi dei palazzi nobiliari degli iblei.

Patrizia Pannuzzo

Apre una finestra di luce nel capolavoro del Gagliardi: il duomo di S. Giorgio si specchia in un cielo che ne accoglie con morbidezza le linee architettoniche.

Giuseppe Cascina

Sceglie di affidare la sua poetica alle rilettura delle maschere dei sottobalconi dei palazzi nobiliari degli iblei, attratto dal loro grido silenzioso.

 Rita Guastella

Su un cielo  azzurro abbozza il profilo di una giovane donna che, oniricamente,  materializza il profilo di un paesaggio urbano che ricorda nelle linee quello di Scicli.

SEBASTIANO GAROFALO

Evoca con velata nostalgia gli scenari del barocco, quasi un rimpianto  per un tempo di creazione e vita che non potrà più tornare.

FEDERICA SPADA

Offre al fruitore l’armonica figura di un corpo che volteggia sul nero dello sfondo, spezzato da un rosso che, come figura nella figura, a sua volta  plana nel’aria.

CRISTY DI VITA

Ama la luce e il profondo nero, Caravaggio non è stato da lei dimenticato. Questa notevole artista ci ricorda che luce e ombra sono le  parti essenziali di ognuno di noi.

CLAUDIA BARONE

Il suo paesaggio urbano si realizza in uno scorcio prospettico, che le permette di soffermarsi sull’architettura spontanea delle viuzze e scalinate che si rincorrono nel quartiere barocco di Ibla.

PAOLA CUCCURULLO

Con un tenero bacio opera  la trasformazione della materia informale in un  fatto concreto.

GAETANO CATAUDELLA

Scolpisce su calcare volti di uomini adusi a non rivelarsi totalmente, dimentichi del monito socratico.

ERMANO ZANGARA

Con sapiente mestiere  ha liberato la “ Sfinge alata” che questa pietra calcarea  nascondeva. Una Sfinge barocca, sognante, che ascolta rapita la dolce voce del vento.

LINO BAIO

Una maschera grottesca, imparentata con il Tartaro, grida da un fondale nero tutto il suo bisogno di esistere.

 

 

Sappiamo che l’arte è legata alla vita, alla società, e tutto ciò che si muove per separare l’arte dalla realtà è per questi nostri artisti la negazione della vita.

Nella tradizione dell’arte, l’opera si ottiene attraverso l’applicazione rigorosa della strumentazione pittorica, grafica, plastica e visiva in genere, in stretta simbiosi con lo studio psicologico del mondo circostante e dei suoi paradigmi socioculturali.

Eredi di questa tradizione e di questo segreto, gli artisti che qui espongono hanno tutti un registro che consente loro un contatto immediato con il fruitore dell’opera, appagando il nostro bisogno di vivere l’arte come sentimento e cognizione, emozione e fascinazione.

Franco Cilia

 

 

 

 

 

 

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