La denuncia arriva dalle consigliere comunali di opposizione Caterina Riccotti e Consuelo Pacetto. E’ la storia che si ripete da anni. L’Istituto di Istruzione superiore “Don Milani” sito al villaggio Jungi è in sofferenza per la carenza di spazi, di classi dove spalmare gli alunni che frequentano la scuola. “Anche quest’anno, gli alunni si trovano […]
UNA BIRRA DALLA FORESTA NERA
14 Nov 2011 21:19
L’origine della Pilsner, nome che si riferisce ad uno stile di birra, va individuata certamente nell’attuale Repubblica Ceca. Questa birra chiara, sui cinque gradi, di solo malto, caratterizzata dalla spiccata secchezza e dall’aroma conferitale dal luppolo, è diventata la birra che ha avuto più imitazioni in assoluto. Imitazioni che per lo più sono state deludenti. Non solo, il continuo proliferare di brutte imitazioni ha portato tanta confusione tra i consumatori, al punto che la maggior parte pensa che la dicitura Lager e la dicitura Pilsner sull’etichetta di una birra indichino la stessa cosa: una birra chiara sui cinque gradi. A dire il vero non hanno tutti i torti. Lo stile Pilsner rientra nella grande famiglia delle Lager. L’errore è sta nell’uso inappropriato del termine Lager adottato dalle grandi industrie della birra. Lager indica solamente una birra fermentata a bassa temperatura. Quindi una Lager può anche essere una birra scura e non per forza chiara come si ritiene. Della famiglia delle Lager fanno parte tantissime tipologie di birra, tra queste c’è la Pilsner. La continua proliferazione di brutte imitazioni dello stile Pilsner da parte dei grandi nomi della birra, nonché il massiccio uso del termine Lager per delle birre totalmente insulse, al punto da arrivare all’impossibilità di farle rientrare in una determinata categoria della famiglia Lager, ha fatto nascere questa “nuova categoria”, che usa il nome di Lager. Queste birre commerciali hanno come caratteristica il colore chiaro, la gradazione sui cinque gradi e unamaggiore componente morbida, una netta sensazione dolciastra tendente all’ossidazione e molto definita data dal malto, quando la birra scalda. Le sensazioni dure, per intenderci l’amaro della birra, sono date dal luppolo, che in queste birre è di qualità scadente e usato, per lo più, con decisa parsimonia. Anche il malto non è eccelso e lo si capisce dalla monocorde sensazione dolciastra della birra e dalla spiccata tendenza ossidativa che possiede.
Una Pilsner fatta bene deve possedere all’olfatto una spiccata sensazione floreale, e non maltata cioè dolciastra, ma soprattutto deve avere alla gustativa una predominante amara sulla dolcezza del malto. Una buona base maltata eviterà che la birra sia sgradevolmente amara.
Un’ottima Pilsner commerciale non richiede, a differenza del vino, una spesa sostenuta. Il problema è che in Italia sono pochi a produrre una Pilsner come si deve; mi riferisco a birrifici commerciali e non ai microbirrifici che sicuramente offrono migliori prodotti, ma a prezzi spesso inaccessibili. Me ne vengono in mente due etichette, ma il problema principale è che non sono facili da reperire nei supermercati, dove ovviamente costano meno.
Dalla Repubblica Cecalo stile Pilsner si è diffuso ovunque. In Germania ha ottenuto un grandissimo successo, al punto che è lo stile di birra più venduto. Prendono il nome di Deutscher Pilsner e tra le innumerevoli aziende, che producono questa birra (mi riferisco sempre a grandi aziende e quindi a birre commerciali), ve ne è una che merita una certa attenzione. La Badische Staatsbrauerei Rothaus, più comunemente conosciuta come Rothaus, è una azienda che si trova nel Baden-Württemberg, la regione confinante con la Svizzera e la Francia, famosa per la sua Foresta o Selva nera. Lì si trova questa azienda, che, tra le varie birre prodotte, ha una Pilsner decisamente ben fatta, tanto da non avere nulla da invidiare alle Pilsner ceche e da insegnarci che non è necessario spendere un patrimonio per bere bene.
Il problema è che, sebbene in Germania sia molto diffusa, in Italia non solo è difficile da trovare, ma subisce un rincaro spesso non giustificato che va oltre il 300% del suo prezzo. Basta tener conto che a Berlino la bottiglia da 33cl al supermercato costa meno di un euro, mentre in Italia in un beershop, visto che nei supermercati italiani non si trova, sicuramente non la trovi a meno di tre euro e mezzo.
Forse si potrebbe giustificare questo prezzo in un beershop in Sicilia, ma a Milano di certo no. Berlino dista da Rothaus circa ottocento chilometri, mentre Milano sta a soli trecento cinquanta chilometri. Fate due calcoli è capirete che qualcosa non quadra.
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