“UN INNO AL VALORE DELLA VITA E ALL’AMORE” IL ROMANZO DI CORRADO CALVO

 “Il romanzo di Corrado Calvo , ‘Nel nome del padre, Dear Frank, Giorgio caro’, è un libro in cui trionfano il diritto alla vita e l’amore, nonostante, nella narrazione,  alcune regole etiche non trovano sempre una coerente applicazione rispetto alle questioni di principio”: con queste parole ha esordito il   noto filosofo Carmelo Vigna, docente emerito dell’Università di Venezia, nel presentare  a Modica il romanzo di Corrado Calvo nell’ambito dei sabati letterari del Caffè Quasimodo.

Vigna ha offerto al pubblico, con una semplicità e profondità di linguaggio affascinanti,  le due “cifre ermeneutiche” che orientano il romanzo, sottolineando come la storia  dell’ex soldato Frank sia stata caratterizzata da una colpa: quella di non aver saputo riconoscere un figlio concepito, durante la guerra, con Gin,  una donna inglese, a differenza del figlio Giorgio, che pur avendo fatto lo stesso errore del padre, cioè concepire   un figlio in una   relazione extraconiugale, invece lo riconosce in mezzo a tante difficolta relazionali con la sua famiglia, cercando di  recuperare il rapporto con la delusa figlia Eleonora, la quale lentamente riesce a capire le ragioni del padre e a condividerne la scelta, quella cioè di non aver voluto ripetere l’errore del nonno Francesco, di cui si rese conto solo in punto di morte, quando non c’era orami più tempo per ricorrere ai ripari.

Nel corso della serata sono state lette da Santina Borgese alcuni frammenti di lettere d’amore  contenute nel romanzo, giunte in Sicilia dall’Inghilterra e indirizzate a Frank,  lettere  che  racchiudono il segreto di questo ex soldato: la donna che le ha spedite, Gin, scrive infatti che ha “qualcosa che prova il suo amore per lui” e fa riferimento a questo bambino che “amerà sempre suo papà, il papa che non vedrà mai”.

“Calvo, a riguardo,  – ha affermato Domenico  Pisana, Presidente del Caffè Quasimodo,  ricorrendo al genere dell’epistola, riesce a fare un’ operazione di scrittura sentimentale  ove l’amore è una realtà che non smette mai di vibrare dentro l’uomo sia  nel bene che nel male, nel dramma e nel tormento, nella non scelta che ha il sapore della viltà.  Le lettere riflettono lo spaccato di ciò che in tempo di guerra era sicuramente storia comune di tanti prigionieri: la relazione clandestina; l’incapacità di dare una paternità a figli avuti da donne conosciute durante la prigionia;  il problema del rimorso.

Interessanti anche i brani del romanzo letti  da Elisa Giglio e Giorgio Sparacino, che hanno offerto  al pubblico il quadro storico del romanzo nel quale Calvo  inserisce il suo personaggio Frank, facendogli   raccontare la  sua esperienza di prigionia con tutte  le privazioni, le malattie, le paure, i mille contradditori sentimenti  che lo accompagnano mentre una flotta di soldati cerca di conquistare un posto al sole per il duce e un impero per il suo re.  

La narrazione di Calvo – ha affermato lo stesso Calvo a conclusione della serata –  poggia su riferimenti di testimonianze autobiografiche da lui raccolte.  Quando, ad esempio, nel capitolo quarto, egli descrive i cosiddetti “Giardini del diavolo”, qui non è la fantasia letteraria ad avere il primato, ma la storia vera, reale, quella vissuta da tanti soldati italiani in guerra e che il suo personaggio Frank rievoca.

Gli  interventi musicali del M° Carmelo Melilli, al sassofono, e del M° Lino Gatto, alla chitarra, hanno arricchito la serata, che si è conclusa con la lettura della motivazione, da parte di Domenico Pisana, della Giuria del “Premio La Pania”, che ha inserito il romanzo di Calvo nella terna dei vincitori del Premio organizzato in Toscana dall’Unione dei Comuni della Garfagnana: “Bel romanzo dalla solida trama e dall’ampio sviluppo narrativo. Le vicende dei protagonisti si intrecciano in quello che potremmo definire un grande affresco dei nostri tempi: la malattia, la vecchiaia, la corruzione politica, l’arrivismo e la crisi; tutti aspetti trattati con grande umanità e con lucida analisi psicologica. Corrado Calvo, nella prosa perfetta, mai viziata e sempre scorrevole, ribadisce una verità essenziale, ma che spesso perdiamo nei giri tortuosi delle nostre vite: all’odio si risponde con l’amore e alla morte sempre e solo con la vita”.  

 

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