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Un anno fa la morte di Antonio Aurnia. In un post la nipote: “Combattiamo chi nella vita di valori non ne conosce”
16 Dic 2020 08:12
Oggi ricorre l’anniversario della morte di Antonio Aurnia. ( Nella foto Antonio con le sue figlie, su gentile concessione della famiglia). Una santa messa in suffragio verrà celebrata oggi alle 10, nella Basilica Santuario Madonna delle Grazie di Modica.
In un post su facebook una nipote di Antonio Aurnia, Veronica, ricorda con affetto la figura dello zio e non manca di lanciare un pesante messaggio a chi, ancora oggi, della morte di Antonio, illuminato imprenditore, sembra non essersi nemmeno accorto o per lo meno nemmeno turbato.
“Nel cuore della notte, scrive Veronica, nel silenzio, nel vento freddo che ci accompagna ancora dopo gli ultimi raggi di sole caldo, resto sveglia.
Ripercorro i secondi, i minuti e sento ancora forte quella speranza che ci ha tenuti imprigionati per una, due, tre eterne ore.
Ripercorro gli sguardi, le labbra asciutte, il tremore, il freddo dentro, lo smarrimento.
Mi chiedo se hai dato un ultimo, lungo, sguardo alle tue bambine. Le hai accarezzate? Come hai percorso quella strada? La nebbia, il freddo, gelido, di una notte di Dicembre.
Ma sopratutto, mi chiedo, avrei potuto aiutarti?
Perché non ho colto la tua disperazione? Perché non ho capito che in quel saluto c’era il nostro ultimo sorriso?
È trascorso appena un anno, un anno di grande amarezza. E nel dolore, grande che ci hai lasciato, alterniamo giorni di rassegnazione a giorni di rabbia. Sì, perché oltre al dolore della tua perdita, a tutto quello che ne consegue combattiamo chi nella vita di valori non conosce nemmeno l’amor proprio e allora per sopravvivere ha imparato ad approfittare, oltraggiare, fare man bassa.
Combatto l’ignoranza, chi mi fotografa mentre cerco di recuperare pezzi di casa tua, della tua vita privata, in giro per i negozi di perfetti estranei, combatto chi è stato così stupido da non saper cogliere forse l’unica, grandissima occasione della propria vita. Quella di poter imparare da te, provando a diventare Uomo, emblema di stile ed eleganza, di orgoglio e coraggio, amorevole, gentile, buono. Onesto.
L’ho fatto in silenzio, come tu stesso avresti voluto. Con l’indifferenza, rispondendo con fatti, piccoli gesti, risposte mancate. Sia chiaro, un silenzio sinonimo di buon senso ed educazione ma Mai di stupidità.
Oggi l’invisibile lo combattiamo anche noi, un mostro diverso che ci ha lasciati tutti a mani vuote senza alcuna distinzione di sesso, età, ricchezza e ceti sociali, che ci ha lasciati soli, a riflettere sul proprio operato ed i propri errori.
Mi chiedo come avresti reagito tu, cosa avresti fatto, come avresti affrontato questo momento? Sono certa che avresti avuto una delle tue idee geniali, come tuo solito, per vincere l’ennesima sfida.
Ma gli sciacalli, senza cuore e senza anima continuano ad arrancare, come iene con la bava alla bocca.
E forse non lo sanno ma c’è una cosa che mai potranno avere, perché ad essere onesti, signori onesti, non si impara né si diventa. E allora di questa consapevolezza ne ho fatto la mia missione.
Sì, quella di trasmettere a ciò che di più caro e prezioso hai lasciato in terra, le tue bambine, cosa sono correttezza, rispetto, stima, eleganza, buon senso, amore, bontà d’animo. Perché il loro vero tesoro, oggi e per sempre, sarai tu, il loro papà. E con tutti i suddetti valori ci si nasce.
Concludo Caro Antonio, citando una massima che seppur banale apprezzavi molto, che in diverse occasioni abbiamo commentato insieme e che mai, come ora, veste il mio e il cuore di tanti altri:
“ Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani, ma i leoni rimangono leoni ed i cani restano cani”.
Ti abbraccio forte, ovunque tu sia.
Veronica
” Questa data, scrive Piero Bellaera del Movimento Forconi Modica, cade in un momento molto particolare per il nostro paese. Sembra quasi che Antonio voglia ricordare a chi governa di stare molto più attento alle attività commerciali e alle imprese in quello che tutti ricorderemo come l’anno della pandemia. Stiamo ancora aspettando di sapere dalla Procura, non tanto il contenuto della lettera che Antonio lasció quasi come un macigno in faccia ai suoi falsi amici ma quanto di sapere se all’interno di quel momento di disperazione e di verità vi fossero elementi per capire se ci fu pressione, raggiro o anche solo pura speculazione nelle vicende che lo hanno portato a scegliere di mollare tutto. Ed é a chi ha in mano quelle carte che chiediamo di fare chiarezza al più presto e a tutti i costi, di farci sapere su quella verità di cui i Modicani tutti sanno già qualcosa. Ma é dalla Procura di Ragusa che deve venire fuori la giustizia. E un appello ripetuto migliaia di volte ma sempre inascoltato in questo paese al disastro, grazie ad Antonio, con l’occasione vogliamo rilanciarlo al legislatore per fermare, ripensare e riscrivere quella legge che alimenta la macchina infernale delle aste giudiziarie che tanto gola fa alle organizzazioni criminali e ai tanti sciacalli dalle sembianze umane che ruotano come api attorno ai Tribunali per i soliti ottimi affari troppo spesso sulla pelle di gente onestà che non ce l’ha fatta a stare al passo con la Cina e con l’Africa. Una Legge che nel tempo non ha messo in conto i risvolti di questa globalizzazione, che non considera le diverse politiche fiscali e del lavoro vigenti nei paesi emergenti, che non vede la palese concorrenza sleale di cui si parla da anni. Antonio é stato vittima anche di tutto questo, del sistema e vittima di una società assolutamente malata che guarda al denaro come l’unica religione da coltivare. Domani sera con tutti i negozianti che vorranno pensarlo spegnendo le luci delle vetrine ed accendendo un cero in memoria di Antonio, saremo accanto alla sua famiglia pregando e sperando che la sua morte possa aiutarci a non commemorarne altre”.
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