TRENO DELLA MEMORIA 2011: VISITA AL GHETTO EBRAICO

L’emozione è tanta nel ripercorrere i luoghi di quello che un tempo era stata l’orta della comunità ebraica a Cracovia e che a seguito dell’occupazione nazista divenne solo l’inizio dell’inferno.

Il percorso verso verso il ghetto di Cracovia comincia dalla fabbrica di Oskar Schindeler, l’imprenditore che nel periodo della II guerra mondiale salvò dalla morte oltre mille ebrei polacchi col pretesto di impiegarli nella sua industria che produceva pentole d’acciaio smaltate ed in seguito anche munizioni, cosa utile alla macchina bellica tedesca.

Dopo l’invasione tedesca della Polonia (alla fine del 1939), a Cracovia vivevano più di 60.000 ebrei; il 18 novembre 1939 viene emendato l’ordine a tutti gli ebrei di portare un contrassegno visibile al di fuori della propria abitazione (la stella di David cucita sulla manica destra dell’abita); nel 1940 più di 40.000 ebrei sono costretti ad abbandonare la città per trasferirsi nei borghi vicini e nel 1941 è emanato l’ordine di istituire il ghetto ebraico di Cracovia.

La creazione di un ghetto viene giustificata con ragioni di controllo di polizia e di sicurezza sanitaria perché secondo la propaganda nazista gli ebrei erano portatori di malattie; viene murata qualsiasi strada o portone si affacci all’esterno ed i confini vengono controllati da polizia tedesca e polacca e dalla polizia ebraica all’interno.

Nel 1942 oltre 7000 ebrei del ghetto vengono deportati e in seguito sterminati nelle camere a gas del campo di Belzéc; dall’altro lato tutte le persone qualificate come “inabili al lavoro” insieme ai bambini dell’orfanotrofio e ai pazienti dell’ospedale vengono raccolte in Plac Zgody (oggi Piazza degli eroi del Ghetto) e uccise barbaramente.

Oggi il simbolo della Piazza sono 68 sedie (68.000 erano gli ebrei): i nazisti dopo lo sterminio saccheggiarono le loro case e gettarono in strada ciò che gli risultava inutile, tra cui i mobili.

Accanto a  Schindeler che con la sua opera salvò oltre 900 ebrei, c’è anche la figura del farmacista Tadeusz Pankiewicz, unico ariano a cui fu concesso di continuare ad esercitare all’interno del ghetto, sicuramente perché le autorità tedesche temevano il diffondersi di epidemie all’interno. La sua farmacia divenne presto un punto di incontro per professionisti ed intellettuali che si scambiavano notizie sulla guerra e discutevano di politica. Dopo la liquidazione del ghetto (marzo 1943) Tadeusz si prende cura di coloro che sono riusciti a nascondersi e a sfuggire agli arresti, procurando loro cibo e cure.

La visita si è conclusa a Kazimierz, l’originario quartiere ebraico, con uno spettacolo teatrale di quattro giovani attori torinesi che hanno interpretato il dramma ebreo: bruscamente strappati dal proprio focolare per finire senza dignità tra le mura gelide e grige di un ghetto senza speranza alcuna. Martina Chessari

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it