TRENO DELLA MEMORIA 2011: SIAMO TORNATI CON UNA RINNOVATA CONSAPEVOLEZZA

Ultimo binario “Stazione centrale di Bari”: i ragazzi del Treno della memoria finiscono il loro viaggio tra abbracci, baci e lacrime di gioia per un sogno che si è realizzato. Non a caso tutti indossano le magliette ideate da Terra del Fuoco con scritto: “Difendiamo i nostri sogni realizzandoli”.

Il lungo viaggio di ritorno da Cracovia a Bari è servito da collage, da sintesi conclusiva a quella che è stata per tutti un’esperienza straordinaria, da ripetere e da trasmettere a chi ancora non ha avuto l’opportunità di farla.

Colpiscono le parole di Fabio Fatuzzo, docente dell’E. Majorana, che afferma commosso: « non siamo più “quelli del Treno della memoria” ma “il Treno della memoria”. Il viaggio in treno ci ha ridato il vero significato di comunità, siamo partiti come gruppo ed oggi ci sentiamo un’unica cosa; sono scomparsi persino i ruoli di docente, alunno, animatore e staff: tutti abbiamo la sensazione viva e reale di essere una straordinaria comunità viaggiante».

Su Cracovia raccogliamo le impressioni più svariate da parte dei ragazzi: «una città vivace e piena di giovani», «un sorprendente servizio di ordine pubblico ci ha permesso di camminare per la città anche di notte», «Cracovia è molto accogliente con i visitatori», «le Chiese della mittle europa sono stupende», insomma, un giudizio chiaramente positivo per un città che fino a poco tempo fa era lo scenario di una delle pagine più tristi della storia moderna.

«È vero, Cracovia è molto bella e denota una voglia di sviluppo da parte di tutta la collettività – continua il professore Pippo Firricieli dell’E.Majorana – ma allo stesso tempo va rilevato che a livello economico ed architettonico ha ancora molto su cui lavorare; gli splendidi monumenti che abbiamo visitato (il castello reale Wawel, la cattedrale, la piazza centrale Rynek Glowny, la chiesa di Mariacka – uno dei simboli di Cracovia -) sono frutto di opere del passato e non di storia presente. Inoltre è come se l’attuale Cracovia volesse dimenticare il passato: a parte i campi di Auschwitz e Birkenau, in città non troviamo nessuna traccia che ricordi l’Olocausto, quasi un voler dimenticare a tutti i costi, un’indifferenza necessaria per poter andare avanti».

La riflessione colpisce molto se si pensa che anche allora, quando a pochi km da Cracovia i tedeschi mettevano in atto indisturbati un vero e proprio genocidio, i polacchi non hanno fatto nulla per evitarlo e anche solo per denunciarlo e farlo sapere al mondo; sono rimasti fermi nella loro paura e in una indifferenza che li ha resi “collaboratori silenziosi” di quella tragedia. Forse è proprio questo senso di colpa che è tutt’oggi presente nelle vecchie quanto nelle nuove generazioni polacche; e forse è lo stesso senso di colpa che avvertiranno ancora oggi i tedeschi, eredi di un passato di sangue troppo doloroso.

Elaborare la storia è un passaggio necessario per potere acquisire la consapevolezza dell’orrore ed evitare che riaccada; il Treno della memoria ha rivissuto la storia di migliaia di deportati per provare a sentirsi come loro, per ascoltare il loro dolore attraverso il loro cuori, per non dimenticare quello che è realmente accaduto ma che la ratio fa fatica ad accettare.

«Mi sono sentita piccola, impotente ed indignata davanti al campo di Birkanau – afferma la prof. Marinella Tumino, anima e promotrice del progetto – ma ritornare ora alla quotidianità, dopo l’esperienza del Treno della memoria, mi fa sentire parte di una comunità che non vuole dimenticare e che vuole impegnarsi affinché la diversità sia un valore e non motivo di stragi. Mi sembra doveroso fare i rituali ringraziamenti a chi ha permesso che quest’esperienza indimenticabile fosse possibile: al Dirigente scolastico dell’E.Majorana Maria Concetta Prestipino, al D.S.G.A Ubaldo Casamichiela, a tutti i colleghi che hanno ceduto ore preziose per consentirci momenti di formazione, al prof. Pippo Firrincieli e Fabio Fatuzzo che sono stati dei grandi ed insostituibili collaboratori ed infine a Ragusa Tvprogress, che grazie ai suoi collaboratori ci ha seguito con passione e professionalità».

«Voglio sottolineare inoltre ­– conclude la prof. Tumino – che il progetto è stato interamente realizzato grazie agli studenti partecipanti e alle loro famiglie che hanno creduto fino in fondo in esso».

Nessun aiuto istituzionale, solo la voglia dei ragazzi di continuare a percorrere i binari del rispetto e del cambiamento.

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it