SUL PIANO DI RIORDINO DELLA SANITÀ IBLEA

Il disegno della rete di emergenza urgenza, proposto dall’Assessore Regionale della Salute On. Baldo Gucciardi, è stato l’occasione per la Cgil Confederale, Funzione Pubblica e lo SPI di fare il punto sulla sanità iblea, nell’ambito della discussione politica, abbastanza accesa e vivace, in atto nella nostra provincia.

Il nostro obiettivo è quello di una riflessione, avendo in mente i bisogni reali di salute dei cittadini, di carattere generale sull’offerta sanitaria. Ci pare doveroso, innanzitutto, evidenziare che il nostro territorio necessita di una marcata elevazione della offerta sanitaria rispetto a quella attualmente fornita,  e che tale crescita della qualità sanitaria passa soprattutto dalla valorizzazione di tutti i presidi ospedalieri territoriali:  Vittoria, Ragusa e  Modica.

Apprendiamo con soddisfazione quanto emerso dagli organi in merito alle  le dichiarazioni del Ministro della salute sul riconoscimento dello status di spoke dell’ospedale Maggiore di Modica. Aspettiamo di conoscere gli atti ufficiali per capire concretamente se il pericolo del declassamento è davvero scampato.

La Cgil di Ragusa ha più volte ribadito la propria contrarietà al declassamento di questo ospedale per l’importanza  che la struttura riveste in termini di bacino di utenza.

A queste strutture ospedaliere si rivolgono  anche i cittadini  dei comuni limitrofi del siracusano. Bene, quindi,  la classificazione a spoke degli ospedali riuniti di Modica e Scicli, ma rimangono molte altre criticità nella sanità iblea rispetto alle quali la Cgil provinciale intende proseguire il proprio impegno affinché tutto il sistema sanitario, dalla rete ospedaliera alla medicina territoriale, possa rispondere al meglio alle esigenze di salute della popolazione del nostro territorio, convinti che la vertenza deve guardare anche al di la  dei problemi di “ordinaria amministrazione.

Occorre rilanciare una battaglia di carattere politico generale su un sistema  sanitario pubblico e di qualità invertendo la tendenza di questi ultimi anni che ha visto progressivamente la crescita delle strutture private  alle quali si rivolgono diversi cittadini con grandi  sacrifici in termini economici.

Non condividiamo alcune posizioni politiche  emerse più parti, in quanto dimostrano quasi sempre un approccio di tipo campanilistico al problema e priva di una visione d’insieme sulle problematiche della sanità Iblea e dei reali bisogni sanitari dell’utenza di tutto il territorio.

Valutiamo positivamente il recupero dell’Ospedale di Scicli e la valorizzazione degli ospedali riuniti di Vittoria-Comiso, e non potevamo condividere che gli ospedali riuniti di Modica e Scicli fossero stati classificati ospedali di base, senza avere tenuto conto del consistente bacino di utenza provinciale ed interprovinciale di quell’area, del numero massiccio di immigrati che sbarcano a Pozzallo, dei numerosi servizi prestati nonché  della presenza di una pista notturna per l’elisoccorso.

Per questo  ritenevamo e riteniamo che, nell’ambito della valorizzazione del territorio provinciale e limitrofo, è necessario che gli ospedali riuniti di Modica e Scicli fossero riclassificati  di primo livello (spoke) e che rimangano nel presidio ospedaliero di Ragusa i reparti di otorinolaringoiatria e malattie infettive.

Chiediamo all’Assessore Regionale Baldo Gucciardi di modificare in questa direzione la rete di emergenza urgenza della nostra provincia e  altresì, esortiamo la politica iblea, dai sindaci  alla deputazione, al di  là delle appartenenze partitiche e geografiche, a lavorare uniti nell’interesse dei bisogni di salute della  collettività.

Atteso che siamo al cospetto di un piano di rete congegnato in maniera monca,  siamo convinti che il confronto tra le parti aiuti a risolvere i problemi sanitari del nostro territorio  che sono ancora tanti.

Secondo noi permane ancora una significativa frammentazione dell’offerta ospedaliera ed è alto  il rischio di una disarticolazione dei servizi sanitari, ospedalieri e territoriali. E’ necessario rafforzare la medicina territoriale e di base, attuando la deospedalizzazione con una vera integrazione ospedale-territorio.

Non rileviamo una effettiva e organica riorganizzazione dei servizi sanitari, tali da ridurre il rischio clinico, gli eventi avversi, le liste di attesa e la mobilità passiva, quest’ultima indice della mancanza di fiducia degli utenti nelle strutture sanitarie del territorio.

Non intravediamo quindi sino adesso quel salto di qualità che ci aspettavamo; rileviamo invece un’azione dell’Azienda Sanitaria basata su scelte organizzative incoerenti, contingenti e senza una vera programmazione e visione d’insieme.

Auspichiamo che si definisca al più presto la nuova rete ospedaliera e territoriale,  così da  procedere alla stabilizzazione del personale precario ed alle nuove assunzioni  ,  senza le  quali i servizi sanitari non potranno essere garantiti.  

 

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