SUCCESSO DI “LE SEDIE” DI IONESCU

Non è tanta la scena ben costruita e d’impatto con lo spettatore, che ci colpisce, quanto la recitazione di Federica Bisegna e di Vittorio Bonaccorso, la loro bravura nello scambio dei ruoli: la Bisegna, nel ruolo del portinaio, maresciallo capo, o qualsivoglia, e Bonaccorso, nel ruolo della moglie fedele, dedicata alla famiglia, al marito, ai valori della casa, e della coppia.
Già questo scambio dei ruoli crea una situazione intrigante, e particolare, che coinvolge il pubblico, sin dalle prime battute, in un’atmosfera sintomatica: un luogo chiuso, una stanza, che diventa sala che accoglie un pubblico vario, e variegato, in attesa di un messaggio, il messaggio incomprensibile, che arriverà alla fine, in una lingua che non comunica parole, il cui codice dà il messaggio del nosense, due finestre, al di là delle quali l’acqua melmosa accoglierà i due coniugi, alla ricerca della verità, quindi della morte, che li separerà per sempre.
Protagoniste sono le sedie, strutture inventate, non certamente funzionali nella realtà, ma incisive nella scena: vengono trasportate, per accogliere il pubblico invitato per assistere ad una comunicazione importante, il messaggio al mondo. Queste vengono trasportate, poste in fila, fino a creare la cella di una galera, in cui il mondo si vedrà attraverso le grate, che separano il podio dell’oratore dal mondo, dalla libertà di pensiero, e di vita. Queste daranno un senso al nosense delle parole pronunciate dall’oratore, nelle sue diverse versioni di due maschere immobili, la cui unica fonte di comunicazione è una bocca, che si muove, pronunciando non parole comprensibili, ma suoni.
Una storia comune di coppia abitudinaria, che da settantacinque anni vive insieme, pronunciando frasi, racconti comuni, ripetitivi, che inducono gli spettatori a sorridere, e ridere, in quanto si immedesimano nel discorso, mescolata alle ambizioni di ognuno dei coniugi, alla stanchezza della vita quotidiana, si mescola ai grandi valori, ai grandi messaggi dell’esistenza, e della vita.
Una grande ironia, un grottesco serpeggiante caratterizzano lo spettacolo, che comunica con lo spettatore. Questi applaude a diverse riprese, partecipa, e non subisce la rappresentazione.
La grandezza del testo si mescola alla bravura degli interpreti, alla scena ben costruita, alla ricerca di verità insita negli uomini, mista a quella della felicità, che, certamente non è nè terrena, nè divina.
L’aldilà costringerà i due ad essere separati per sempre nelle voragini di quel pantano, in cui precipitano per l’eternità.

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