STREPITOSO MONOLOGO DI LOREDANA CANNATA

Se si affidasse ad un ritrattista il compito di descrivere la figura di Loredana Cannata di certo il pittore si troverebbe a dover dipingere un volto con espressione, accenti e toni di varia intensità. Una donna che riassume negli occhi uno sguardo composito senza mai essere scontato. Uno sguardo tenero quando abbraccia il padre che la accompagna per appuntamenti con tecnici e collaboratori. Uno sguardo stupito, quello che ammira i colori della sua terra. Uno sguardo fiero. In questa fierezza Loredana riassume quello sguardo ibleo che non dimentica momenti che hanno segnato la storia del capoluogo. Di questo sguardo Loredana ci ha voluto parlare in un monologo a Ragusa al teatro Lumière venerdì 29 aprile. Si tratta di un monologo scritto da lei in cui l’attrice da voce ad una donna, Maria Occhipinti, e racconta un episodio destinato per lungo tempo al silenzio. Un silenzio che non  è stato omertoso atteggiamento semmai desiderio di dimenticare per non rivangare. Ma Loredana questa storia ce l’ha negli occhi. Preceduta da una introduzione storica curata da Pippo Gurrieri l’attrice comincia “ Io debbo molto a mio padre. Egli non sa quello che è, in tante cose è diffidente e limitato e va a tastoni, in altre è sicuro e prende la voce e le mosse d’un veggente.  Mi predisse, ad esempio, che sarei stata infelice con mio marito.

“E’ un analfabeta” diceva.  E per lui un analfabeta è cieco”. Tutto accade all’indomani dello sbarco degli alleati  in Siclia quando i giovani di leva furono richiamati alle armi. Dal un piccolo libretto che racchiude la testimonianza di uno dei protagonisti del momento, Corrado Paternò, leggiamo che “la seconda guerra mondiale nel territorio ibleo ebbe come conseguenza parecchi provvedimenti e restrizioni. Tra i più impopolari vi fu la distribuzione delle tessere annonarie per l’acquisto dei beni alimentari. Pane e acqua non bastavano mai. Ricordo persone che occupavano posti di alta responsabilità raccontare a mia madre di essere costretti a cambiare oggetti di valore con beni alimentari”. Da 1943 breve storia del separatismo a Modica raccontata da un protagonista, Corrado Paternò,edizioni “associazione culturale dialogo”.  Queste le premesse  da cui muove l’episodio raccontato dall’attrice di Giarratana. Loredana descrive la figura di Maria Occhipinti che a 24 anni, incinta di 5 mesi si sdraiò in terra per sbarrare la strada ad un camion pieno di ragazzi chiamati alle armi per impedire che partissero. L’episodio è già di per sé straordinario in quanto muove da una donna in una Sicilia che non perdona ad una donna di uscire da regole e canoni imposti da usi incatenati.

Ma il coraggio di questa donna, che rimane per tutti un esempio ancora vivo, rimane impresso perché dal suo gesto scaturì quel movimento popolare e spontaneo noto col nome di  “non si parte”. “Occorre soffermarsi a questo punto, su una questione fondamentale per capire l’azione di questa donna- afferma l’attrice – e riflettere sui partecipanti alla rivolta: chi erano? Spesso nelle testimonianze e nelle ricostruzioni questi vengono definiti come “fascisti” e “separatisti”. Ma come spesso accade la verità è più complessa. Al grido del “non si parte” parteciparono giovani di tutte le estrazioni sociali e di ogni credo politico perché la stanchezza e la fame era una condizione generale”. Mentre racconta  negli occhi luccica a volte un barlume, è come un guizzo a metà tra uno sguardo ammiccante ed uno sguardo battagliero: “ in me convivono  stelle: da un lato Marilyn e dall’altro Che Guevara”. E le i è proprio così come si descrive, piccola, uno scricciolo di donna con uno sguardo fascinoso, pronto al gioco e dall’altro pronta a far battaglia “come quando ero a scuola quel giorno che  ci dissero che si doveva dimostrare il nostro disappunto rispetto alla decisione di ospitare mafiosi nel nostro territorio: andai in falegnameria da mio padre e costruii cartelloni per la protesta. Ecco perché ho amato da subito Maria Occhipinti: lei ci dice di che pasta siamo fatti, in lei vedo un esempio da seguire anche se poi il difficile è emularla”.

Loredana mentre si trucca per un’intervista in televisione sorseggiando un succo di frutta seguita a parlare di Maria: “Perché proprio Maria Occhipinti? Mio padre mi raccontò questa storia quando partecipai ad un progetto indetto dalla Regione : i  luoghi della memoria. La storia di questa donna mi piacque da subito e poi con gli amici di Ragusa, Pippo Gurrieri ed altri ho potuto approfondire l’argomento. Un aiuto fondamentale è stato l’apporto di Maria Scivoletto che ha curato la parte musicale dando valore ai momenti più importanti del racconto sottolineandone le emozioni ”.

 

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