STRAORDINARIO SPETTACOLO SPERIMENTALE QUELLO PROPOSTO DOMENICA SCORSA DALLA RASSEGNA “TEATRO IN PRIMO PIANO”

 

La furia dell’amore non corrisposto. Si proietta nella frenesia della passione. Quella malata. Per ricalcare molti dei drammi legati all’attualità. Ha fornito numerosi spunti di riflessione, domenica scorsa, la pièce “L’Orlando pazzo” di T. Mancuso con la regia di Antonello Capodici, proposta al Quasimodo di Ragusa nell’ambito della rassegna “Teatro in primo piano”. La proposta dell’associazione “Progetto teatrando”, con interprete un Rosario Marco Amato diventato sempre più bravo ad interpretare personaggi controversi, è molto piaciuta ai numerosi spettatori che hanno assistito ad un evento unico nel suo genere. Il titolo stesso dello spettacolo rovescia l’originale dell’Ariosto. Orlando crede che per il solo fatto che è lui ad amare Angelica, lei debba essere sua, da sempre e per sempre, e non sopporterà che possa essere di un altro, specie poi quando scoprirà che l’altro non è nemmeno un prode cavaliere del suo rango ma un semplice soldato di fanteria. Allora scatta la furia e la pazzia, la stessa che riempie le nostre quotidiane cronache, con donne che finiscono la loro vita per mano di uomini che dicono di amarle perdutamente. La trama si sviluppa attraverso le guerre che continuano ininterrottamente tra cristiani e pagani. Il re Dardanello cade in battaglia ucciso dal principe Rinaldo. Sopraggiunta la notte, Cloridiano e Medoro tentano di recuperare il corpo del re ma sono assaliti da un drappello di soldati cristiani. Solo Medoro, ferito, riesce a sfuggire alla morte e inoltratosi nel bosco incontra Angelica. Nel frattempo, Orlando, in preda alla disperazione, vaga per i boschi in cerca della sua amata Angelica e lì incontra un pastore che ospitandolo in un casolare racconta la storia d’amore fantastica di Angelica e Medoro. Da qui l’esplosione di pazzia del paladino nel contesto di una rappresentazione che attinge a piene mani ai drammi della quotidianità. Innovativo lo spettacolo, recitato in parte in dialetto catanese, così da rievocare termini desueti. Ma l’aspetto più interessante è stato quello di integrare attori in carne e ossa con i pupi. Un esperimento perfettamente riuscito e che pone le basi per altre rappresentazioni sullo stesso canovaccio. Gli attori, molti giovani, sono stati sapientemente guidati dall’esperto Rosario Marco Amato che recita dall’età di 13 anni e che a cominciare dai 21, dopo l’accademia, ha iniziato la propria avventura come attore professionista. Particolarmente applauditi gli esperti pupari, una vera e propria rivelazione per il pubblico ragusano.

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