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Stop partenariato Castello Donnafugata, parla Civita: “Ecco la nostra verità, ecco le carte”. Opportunità perse per il territorio
12 Dic 2025 12:04
La decisione del Comune di Ragusa di interrompere improvvisamente la negoziazione con Civita Sicilia e Logos Società Cooperativa sul partenariato pubblico-privato per la gestione del Castello di Donnafugata non rappresenta soltanto un atto amministrativo: segna uno spartiacque per il futuro del complesso monumentale e per le prospettive occupazionali, economiche e culturali dell’intero territorio.
Secondo Civita, infatti, lo stop arriva non solo in modo inatteso, ma anche con modalità e tempistiche anomale, bloccando un processo che stava per generare investimenti significativi, una gestione finalmente moderna del bene e ben 24 posti di lavoro stabili, superando l’attuale fase di volontariato e precariato.
Le criticità di una gestione ferma al passato
L’idea di avviare un partenariato nasce nel 2024 proprio da Civita Sicilia e Logos, spinte dalla volontà di contribuire alla valorizzazione di uno dei luoghi simbolo della cultura siciliana. In una nota stampa diffusa stamani viene fatto presente che alla base di tutto c’era la constatazione di una gestione pubblica che negli anni ha rivelato limiti strutturali evidenti:
- apertura al pubblico garantita da soli due o tre dipendenti comunali, supportati da pochissimi volontari con compensi simbolici;
- difficoltà nel garantire la manutenzione ordinaria, la gestione dei flussi e la tutela stessa del bene;
- totale assenza di servizi organizzati per la fruizione del pubblico, di visite guidate e laboratori;
- comunicazione inadeguata, priva di strumenti di accessibilità;
- nessuna attività di promozione strutturata su base regionale o nazionale.
La proposta di partenariato rispondeva proprio alle finalità previste dall’art. 134, comma 2, del Codice degli Appalti: valorizzazione, fruizione pubblica, manutenzione programmata e gestione moderna dei beni culturali.
«Per noi non è una battaglia: è una questione di trasparenza e di verità»
Civita, nel commentare la decisione, pone l’accento sulla necessità di fare chiarezza. In un passaggio del proprio documento, afferma:
«Abbiamo lavorato per un anno con spirito costruttivo, consegnando tutti i documenti richiesti e accogliendo molte delle indicazioni proposte dal Comune. Per questo, apprendere della fine della negoziazione tramite la sua pubblicazione sul sito, senza una nuova convocazione del Tavolo, è stato sorprendente. Non è questo lo spirito del partenariato pubblico-privato, che si fonda su fiducia reciproca e dialogo trasparente.»
E ancora, sul tema della trasparenza:
«La trasparenza per noi non è un problema: per questo avevamo previsto l’installazione di una biglietteria elettronica tracciata, collegata all’Agenzia delle Entrate, come avviene in tutti i principali siti culturali italiani. Richiedere l’accesso al conto corrente della società non solo non ha base normativa, ma non garantisce affatto maggiore trasparenza rispetto agli strumenti previsti dalla legge.»
Infine, sul futuro del bene:
«Se la nostra presenza non è gradita, possiamo anche fare un passo indietro. Ma chiunque gestirà il Complesso dovrà garantire gli stessi standard di tutela, fruizione e investimento che abbiamo proposto noi. Su questo vigileremo, nell’interesse del Castello e della comunità.»
Cosa prevedeva il progetto bloccato dal Comune
Il piano presentato da Civita e Logos, migliorato nel corso della negoziazione e modificabile ulteriormente se il confronto non fosse stato interrotto, prevedeva:
Occupazione e professionalizzazione
- 24 assunzioni stabili con regolare CCNL
- 5 professionisti senior dedicati
- investimento annuo iniziale di oltre 700.000 euro per personale qualificato
Un cambio radicale rispetto al modello attuale basato su personale ridotto e volontari.
Investimenti e opere
- 220.000 euro per allestimenti e migliorie
- 1.100.000 euro per manutenzione ordinaria del complesso
- 1.400.000 euro per utenze, pulizia e decoro
- 950.000 euro per comunicazione, promozione e attività di valorizzazione
- canone annuale inizialmente di 30.000 euro, poi aumentato dell’81% su richiesta del Comune
Il progetto, inoltre, puntava a introdurre una biglietteria elettronica evoluta, strumento fondamentale per la tracciabilità e la gestione dei flussi.
Lo stop della negoziazione: tempi rapidissimi e documenti mancanti
Secondo Civita, la chiusura del procedimento presenta elementi critici:
- Il 5 dicembre 2025 il dirigente del XII Settore, Giuseppe Puglisi, firma la determinazione che interrompe il partenariato.
- Il giorno successivo, nel pieno del fine settimana festivo, il documento viene pubblicato sul sito del Comune.
- Civita riceve l’atto solo il 9 dicembre.
Nessuna nuova convocazione del Tavolo negoziale, nonostante la consegna, il 26 novembre, di tutti i documenti richiesti dagli uffici.
La società sottolinea inoltre che gli stessi documenti utilizzati per motivare l’interruzione — piano degli investimenti, piano di manutenzione, tabella del personale — non risultano allegati alla determinazione, lasciando inevase domande fondamentali sul procedimento.
“Un’occasione mancata per Ragusa“
Il blocco della negoziazione, al di là della dialettica tra Comune e proponenti, rappresenta un’occasione persa per l’intero territorio. Lo ribadisce Civita ricordando che si sarebbero avuti:
- 24 posti di lavoro stabile, in un settore spesso segnato da precarietà;
- nuovi servizi per il pubblico, finalmente allineati agli standard nazionali;
- un modello di valorizzazione capace di attrarre visitatori e investimenti;
- una progettualità decennale in grado di programmare manutenzioni, tutela, innovazione.
Civita ribadisce l’intenzione di non alimentare polemiche, rimanendo fedele alla propria mission di valorizzazione dei beni culturali. Ma allo stesso tempo annuncia che vigilerà affinché il Castello di Donnafugata riceva, da chiunque lo gestirà, gli stessi livelli di cura, trasparenza e investimenti previsti nella proposta oggi interrotta.
“Occorre aggiungere che prevedere, nel dettaglio, investimenti e manutenzioni per un arco decennale è un esercizio più teorico che pratico e infatti la norma sui partenariati prevede l’istituzione di un Tavolo tecnico permanente dei due partner, pubblico e privato, che strada facendo può programmare concretamente gli interventi. Ciò perché il PSPP si fonda sulla premessa di un rapporto di fiducia reciproco tra i partner che lo sottoscrivono. Ciò nonostante, noi abbiamo prodotto i documenti richiesti.
Civita, se non risulta gradita, si potrà anche ritrarre dall’offerta avanzata, fermi i diritti acquisiti. La nostra mission è, da quasi quaranta anni, contribuire alla valorizzazione dei beni culturali, non già quella di polemizzare. Ma proprio in considerazione della nostra mission, è evidente che chiunque assumerà la gestione e curerà – si spera – la valorizzazione del Complesso di Donnafugata dovrà garantire almeno i numeri da noi proposti. Su questo, sempre per amore della verità, saremo osservatori vigili e attenti sulla tutela, fruizione e valorizzazione del Complesso”.
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