SHAKESPEARE ERA SICILIANO?

Un’atmosfera magica, quella creata dalla maestria del Prof. Andrea Tomasello nell’affrontare il tema dell’incontro tenutosi presso il Salone Teologico del Palazzo Vescovile di Ragusa. Un pomeriggio, quello di ieri, alla scoperta di Shakespeare e di quanto possano essere attuali i suoi personaggi e le vicende scritte da questo grande autore dalle capacità straordinarie.

“Autore in grado di interpretare l’animo umano” – spiega il Prof. Tomasello – “le sue conoscenze sono senza limiti, la mole delle fonti da cui ha attinto è incredibile. Un personaggio del genere è straordinariamente attuale” – continua il relatore – “questa sua attualità è legata anche agli strumenti che abbiamo oggi, come Facebook e Twitter”. Da alcune ricerche effettuate, se l’autore fosse nato nell’era di Internet, avrebbe avuto un milione di blogger e 10 milioni di followers.

Ad arricchire l’incontro, la lettura di alcune pagine di opere importanti come il Giulio Cesare e l’Amleto.

L’attualità di Shakespeare è data anche dai personaggi delle sue opere, nel Giulio Cesare, Antonio si contrappone a Bruto, quest’ultimo un oratore di grosso spessore e il rivale al pari di un politico dei nostri tempi, il quale, con furbizia, cerca di carpire la benevolenza dei cittadini raggirandoli.

Il Prof. Tomaselli con grande enfasi ha declamato un passo dell’opera, riuscendo a trasmettere al pubblico la forza dell’atto oratorio.

Entrando direttamente nell’opera ci si rende conto della grandezza del Bardo, al centro di diverse controversie da parte degli studiosi.

Dubbi sulla vera identità dell’autore delle opere si hanno già nel 1700, diversi i nomi di altri personaggi che al posto di Shakespeare avrebbero dato vita a questa vasta produzione. “Qualcuno avanza l’ipotesi della sicilianità di William Shakespeare” – spiega il professore – “nei primi del ‘900, Santi Paladino ipotizzò che appartenesse alla famiglia dei Florio”.

Una delle ipotesi vuole che Shakespeare fosse, appunto, un certo Michelangelo Florio, siciliano, imparentato con i “Crollalanza”, il quale fu costretto a fuggire a Venezia perseguitato dall’Inquisizione. Nella città lagunare, va ad abitare nella “Ca’ d’Otello”, innegabile la similitudine con la famosa tragedia di Shakespeare. Trasferitosi in seguito a Milano, si invaghisce di una contessina di nome Giulietta, morta suicida a causa delle attenzioni del Governatore di Spagna, altra evidente analogia. Ultima e non meno importante, la pubblicazione di un racconto, scritto dal padre, intitolato “Tantu scrusciu ppi nenti” (Molto rumore per nulla).

Altra ipotesi vuole che tale Michelangelo Florio fosse invece scappato dalla Toscana verso l’Inghilterra, perché calvinista. Qui ebbe un figlio, John Florio, autore del primo vocabolario Italiano-Inglese, quest’ultimo, dunque, colto e ricco, avrebbe avuto tutti i requisiti per essere Shakespeare, pseudonimo usato per nascondere la propria identità, poiché i nobili non vedevano di buon occhio l’arte del drammaturgo.

Ambedue ipotesi affascinanti e di certo motivo d’orgoglio per noi italiani se così fosse. Ma a prescindere dalle origini è innegabile che il suo genio ha regalato al mondo opere indimenticabili.

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