SCUSATE SIGNORI, MA SAPRESTE DIRMI CHI GESTISCE LA SANITA’ IBLEA?

Confesso di non seguire le vicende che hanno per oggetto la sanità iblea, tout court. Non si tratta di mancanza di interesse, ci mancherebbe, e tantomeno di snobismo, per carità. Quanto, piuttosto, di una semplicissima e personale mia incapacità di capire storie, vicende, personaggi ed avvenimenti .

Proprio non ci riesco a capire cosa sita succedendo, tra pronti soccorsi che chiudono e poi riaprono, gente che si ferisce in un incidente davanti l’ospedale di Comiso e per essere soccorso si attende la ambulanza che parte da Acate per ricoverato il disgraziato a Vittoria. Proprio non riesco, non capisco. E però, per quanto ignorante in materia (non solo in questa), ho per fortuna ancora occhi per vedere, e quello che ho visto a Scicli ha dell’incredibile, o almeno per me è incredibile.

Ho visto che una buon parte dello storico – e glorioso, aggiungo io – Ospedale Busacca di Scicli è un vero e proprio cantiere edile. Gru, macchinari, operai, mezzi. Ma allora questo significa che nell’antico nosocomio sono in corso di svolgimento lavori, che non saprei definire nello specifico, ma evidentemente lavori edili. Potranno essere “solo” consolidamento” statico, o sostituzione di tegole, insomma qualcosa di urgente e necessario. A giudicare – io profano – il cantiere, non credo si tratti di interventi manutentivi.

Come che sia, al Busacca si lavora e quindi si spendono soldi pubblici nel mentre si decide di ridurne reparti e capacità operative. A me sembrerebbe un palese controsenso. Ma nel contempo non mi impressiono, posto che l’intera classe politico-dirigenziale del Paese, della nostra Regione e financo dei nostri enti locali parrebbe aver perso la bussola (e si spera in Mario Monti nocchiere di livello per riportarci verso lidi sicuri).

In realtà, come appare evidente, vorremmo tutti che quei lavori servissero al Busacca per diventare un ospedale moderno e soprattutto “aperto” e funzionante, per servire una importante collettività quale Scicli e dintorni. Se la crisi è grave, e diventa impellente la necessità di recuperare fondi, anche i tagli diventano importanti, ma non può certo essere la sanità il settore dove tagliare.

 

                                                                                     

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