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Scicli, sacra rappresentazione finisce tra le polemiche, il vicario Ignazio La China: “La città merita le scuse”
03 Giu 2025 11:57
A poche ore dalla conclusione della Sacra rappresentazione del miracolo nella battaglia fra Normanni e Saraceni, avevamo scritto di successi ed ombre. Più le ombre che i successi, a dire il vero, per l’edizione 2025 con la regia di Carlo Cartier, l’attore modicano che conosceva bene il testo e la dinamica sul palco per aver svolto, anni fa, il ruolo di eremita nel volgere della rappresentazione sacra. A suffragare quanto era stato notato dagli attenti spettatori, ora, l’intervento di Padre Ignazio La China, vicario foraneo della città di Scicli, al quale è demandata, con specifico protocollo fra Comune e Curia di Noto, in quanto festa iscritta al REI regionale, la vigilanza e precisi impegni sull’operato dell’associazione organizzatrice della festa.
Quali gli impegni previsti dal protocollo Comune-Curia?
Uso del testo del Pacetto Vanasia e confronto fra il regista, il parroco della Chiesa Madre e il vicario foraneo della città per le scelte scenografiche. “Ciò non per censura, ma per la garanzia che sia rispettato il carattere sacro della rappresentazione – spiega Padre Ignazio La China –. Tale clausola è stata inserita dopo anni di sperimentazioni registiche che avevano stravolto il senso della rievocazione del miracolo. E anche per evitare anacronismi: ad esempio, forse il regista non sapeva che nel 1091 san Francesco doveva ancora nascere, e perciò far entrare in scena un eremita col saio e il cingolo con i tre nodi francescani è quanto meno risibile. Negli anni passati altri registi si sono avvalsi della mia consulenza, sia come vicario foraneo che come storico, e ne sono risultate edizioni che hanno avuto il plauso generale. Purtroppo, quest’anno non sono stato chiamato e coinvolto in nessun modo né dal responsabile dell’associazione incaricata della sacra rappresentazione, e cioè Giuseppe Ranzani, né dal regista Carlo Cartier. Per quanto mi risulta, nemmeno il parroco era stato informato delle scelte sciagurate ed offensive. Fossi stato presente alle prove, certamente non ci sarebbero state risate sguaiate e il “lallalalà”, che sono sicuro ha disgustato anche i musulmani presenti, perché veniva urlato dopo aver pronunciato il nome di Allah. Al momento della verifica, l’Amministrazione credo debba tener conto non solo del pessimo servizio di amplificazione, ma anche dell’inosservanza del protocollo. Ormai che il danno è stato fatto, Scicli almeno si aspetta delle scuse. Specie per i tanti turisti e forestieri che, attratti dalla fama della festa, sabato sera erano presenti a Scicli, e per l’Amministrazione comunale, che ha visto mortificato in gran parte il suo impegno di promozione e valorizzazione della festa”.
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