Ri-scoperta a Ibla la lapide del ’26 per ricordare il “terremoto grande” del 1693

Era l’11 gennaio del 1693: un terremoto distrusse il sud est siciliano. La commemorazione a Ibla, assume quest’anno un valore ancora più significativo. “E’la commemorazione del terremoto che sconvolse il Val di Noto, oltre 10.000 morti in tutto il sud est, 5000 solo a Ragusa. Ha cambiato le sorti di questa terra, da lì, da quel momento drammatico, prese il via quello che ora vediamo, lo splendore di questa città rinata dalle proprie rovine con sacrificio e lavoro di secoli. Siamo figli di questa storia” ha detto il sindaco il Ragusa davanti al portale Quattrocentesco di San Giorgio a Ibla.

Una commemorazione arricchita quest’anno da una storia nella storia, svelata dall’assessore ai Centri storici, Giovanni Gurrieri. Dopo il saluto del Prefetto giunto per il tramite della dottoressa Scribano, Gurrieri ha detto: “Questo appuntamento che coinvolge tutti i comuni del sud est siciliano, ogni anno assume importanza maggiore. Per Ragusa il terremoto ha rappresentano anche un nuovo inizio che nel 2002 ha portato questa città ad essere riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità, una città unita, caratterizzata da una storia profonda. Abbiamo voluto che si riposizionasse una lapide che nel 1926 i nostri antenati posero al portale di San Giorgio in memoria della prima tutela di centro storico; perche nel 1926 veniva realizzata cancellata per tutelare questo portale Quattrocentesco.

Grazie all’associazione Novum e al consigliere Sortino per la segnalazione del ripristino di questa lapide che era stata messa da parte durante i  lavori di restauro. La lapide torna al suo posto, ricorda quanto successo, quello che siamo e il nostro patrimonio storico”. Dal presidente del consiglio comunale, Fabrizio Ilardo, il saluto di tutta l’assemblea cittadina e da padre Floridia, parroco di San Giorgio, la preghiera rivolta a Dio: per proteggere l’Umanità e per accompagnare chi morì in quella catastrofe. Da padre Floridia anche un richiamo alla responsabilità di ognuno nella protezione della vita umana, nella prevenzione del disastri e nella tutela dei beni comuni; è necessario che ognuno faccia la sua parte, un impegno forte in un’area sismica, come quella iblea, affinché non accada più ciò che avvenne nel 1693. Poi la scopertura della lapide, al centro del portale, accompagnata dalle autorità religiose, civili e militari 

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