“Quartiere Fanello”, il docufilm di Pasquale Scimeca racconta la storia di tre ragazzi vittoriesi

L’idea è nata due anni fa. Durante la cerimonia conclusiva del Vittoria Peace Film Festival, nel 2021, il sindaco Francesco Aiello, da poco eletto alla guida della città, lanciò un’idea e una proposta: chiese che il festival guardasse con attenzione alle periferie di Vittoria, ai suoi quartieri.

Idea e proposta raccolta da pasquale Scimeca e nello Correale. Il regista palermitano e il suo collega campano si sono recati a Fanello, quartiere di espansione cittadino, dove sono sorti numerosi insediamenti Iacp, con le case popolari e con i nuovi agglomerati lontani dal centro della città e spesso privi anche dei servizi essenziali. In quel quartiere si sono trasferiti molti nuclei familiari sradicati dal centro storico. Le aiuole e le strade polverose hanno sostituito le viuzze in basolato di pietra dei quartieri storici: San Giovanni, Trinità, San Biagio.

È nato così il film documentario “Quartiere Fanello” girato interamente nel quartiere e tra i bambini che vivono lì. Pasquale Scimeca, che ha firmato il documentario, lì ha incontrati, insieme alla sua troupe, nelle scuole che frequentano soprattutto nella scuola Rodari – San Biagio. Il documentario è stato girato insieme ad alcune classi e alle loro famiglie. Hanno collaborato anche l’istituto comprensivo Pappalardo (scuola capofila del progetto e che ha realizzato le musiche e la colonna sonora) e l’Istituto d’Istruzione superiore Enrico Fermi (istituto tecnico commerciale e agrario). I dirigenti scolastici Giovannella Mallia, Daniela Amarù e Rosaria Costanzo hanno dato un forte supporto, insieme ai docenti delle tre scuole.

Il progetto è stato finanziato dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e prodotto dalla Arbash film e dalla G. & G. Cinema Teatri Arene. Anche il comune di Vittoria ha concesso il proprio patrocinio.

La storia di tre ragazzi Sebastian Binca Andrei, Leonardo Di Stefano, Iyed Riahi

Il film documentario dura 53 minuti e racconta tre storie: quella di Sebastian Binca Andrei, di origini rumene, di Leonardo Di Stefano, italiano e di Iyed Riahi, nato in Italia da una famiglia originaria della Tunisia. Tre storie diverse, diversissime, ciascuna delle quali racconta un pezzo di mondo e un pezzo di umanità.

Sebastian è nato in Romania. La sua mamma ha deciso di venire in Italia per permettergli di avere un futuro e delle cure migliori a causa dellqa sua disabilità: una scelta di vita nata con l’obiettivo di dare al figlio la possibilità di interagire in maniera più proficua con i coetanei e di avere delle prospettive migliori.

Leonardo Di Stefano vive a Vittoria. Adora la campagna e la vita agreste. Sogna di fare il pastore e di accudire un gregge, negli spazi aperti. Una scelta controcorrente la sua, che lo differenzia dai suoi compagni più inclini alle passioni per la tecnologia o per gli eventi sportivi o musicali.

Iyed Riahi è di origini tunisine, ma è nato in Italia. Lui immagina il suo futuro professionale nella professione di architetto, la sua sorellina sogna di fare la dentista.

Tre storie diverse, tre storie di ragazzini di 10 anni che vivono in Italia e che frequentano la scuola primaria nel plesso Rodari. Storie che si dipanano all’interno di un quartiere che ha molti problemi e tante potenzialità.

Il film è stato diretto da Pasquale Scimeca, con Uliano Paolozzi Balestrini che ha curato le riprese e il fonico Gaspare Macaluso. Il progetto è stato curato da Linda Di Dio con Liliana Stimolo e Luca Gambina nel ruolo di assistenti di produzione. La lavorazione è durata tre settimane. Nella scuola sono stati realizzati anche dei laboratori di regia, luci e impianto fonico e scenico. Nella seconda settimana sono state realizzate le riprese, direttamente nella scuola o nelle case dei tre attori protagonisti. Nella terza settimana si è dato vita ad un laboratorio di montaggio, curato da Francesca Bracci e si è iniziato il montaggio del film.

Liliana Stimolo, assistente alla produzione: “Abbiamo raccontato il quartiere e le vite dei ragazzi”

“È stata un’esperienza esaltante e per me nuova – ha detto Liliana Stimolo – ho lavorato tanto nel cinema e nel teatro, ma mi cimentavo per la prima volta nel ruolo di assistente alla produzione. La vita e i laboratori con i ragazzi sono fantastici. Abbiamo raccontato la città, il quartiere e le loro vite in modo nuovo. Il documentario è veramente un contributo bello e importante alla storia di questa città e dei suoi giovani”.

Il film è stato presentato alla conclusione del Vittoria Peace Film Festival alla presenza del sindaco Francesco Aiello che ha avuto parole di plauso per il lavoro del regista palermitano e per l’iniziativa della famiglia Gambina. Il Vittoria Peace Film festival è organizzato da Giuseppe e Luca Gambina, quest’ultimo studioso di gestione dei conflitti e dei processi di pace e dal giornalista Andrea Di Falco.

Anche quest’anno il festival ha veicolato i temi della pace e in questa edizione ha rivolto uno sguardo particolare alle giovani generazioni.

Nel corso del festival sono stati presentati ventisei film. Si tratta di otto lungometraggi, sei documentari e dodici cortometraggi. I lungometraggi sono: Kafka a Teheran di Ali Asgari e Alireza Khatami, Io capitano di Matteo Garrone, L’ultima Luna di settembre di Amarsalkhan Baljinnyam, Dirty Difficult Dangerous di Wissam Charaf, Oltre il confine di Alessandro Valeni, The Old Oak di Ken Loach, Rodeo di Lola Quivoron, Disco boy di GiacomoAbbruzzese.

I sei documentari sono: Asini dotti di Francesco De Giorgi e Giovanni Iavarone, Dalla parte del mare di Massimo Gasole, Mimmolumano di Vincenzo Caricari, Life is a game di Luca Quagliato e Laura Carrer, SerreLa fascia trasformata ragusana di Luca Salvatore Pistone, Una medaglia per Luz Long di Domenico Occhipinti, giornalista di santa Croce Camerina. I dodici cortometraggi sono: Recomaterna di Giuseppe Sangiorgi, Omayma di Fabio Schifilliti, Lezione di prova di Mattia Rigatti, Giorno zero di Daniele Catini, Singing in front of the Colosseo di Cristina Ducci, Boza or die di Alessio Genovese, Brujo di Sergio Cinghiale, Xiaohui and his cows di Xinying Lao, Dielli di Dritero Mehmetaj, Arriverà l’aurora di Beatrice Vargiu, Blind di Alessandro Panzeri, L’ultima poesia di Leonardo Petrillo.

Al Vittoria Peace Film Fest sono stati assegnati i premi per: Miglior LungometraggioPremio speciale della giuria sezione lungometraggiMiglior DocumentarioPremio speciale della giuria sezione documentariMiglior cortometraggioPremio speciale della giuria sezione cortometraggi. Due premi speciali sono stati assegnati assegnati in memoria di due studiosi del cinema che furono protagonisti delle prime edizioni del festival vittoriese: il Premio Sebastiano Gesù, “Cinema per la pace”; il Premio Tullia Giardina “Sceneggiatura per la pace”.

È stato invece rinviato ilPremio giornalistico Gianni Molè, “Cronisti per la pace”,assegnato per la prima volta lo scorso anno. Il rinvio si è reso necessario poiché i cronisti che dovevano riceverlo il premiosono attualmente impegnati come inviati nelle zone di guerra.

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