QUANTO VALE LA VITA DI UN UOMO?

«Quanto vale la vita di un uomo?» è l’appello fatto alla coscienza e alla città, interrogativo questo che trova risposta nel terzo “Quaderno dell’Osservatorio”, curato dalla Caritas diocesana di Noto. Il libro verrà presentato venerdì 4 novembre, alla vigilia dell’anniversario della morte di Giorgio La Pira a Pozzallo, presso lo spazio culturale Meno Assenza alle ore 18,30. Questa sarà un occasione preziosa per proseguire il dialogo Chiesa-territorio. Ricordiamo che il testo raccoglie alcune storie di donne, bambini, immigrati, anziani, disabili, malati mentali e riuscirà a dar voce alla sofferenze, denunciando l’inadempienze. Scritto nella partecipazione alle sorti dei più sfortunati, può essere detta in questi termini: ogni esistenza vale quel racconto che permette di rintracciare, tra le pieghe del disagio e dell’errore, da una parte i sentimenti e le azioni con cui si resta umani, dall’altra le omissioni e le carenze della politica che ostacolano l’emergere in tutti della costitutiva dignità di ogni uomo.

Si nota come nel sottotitolo del libro, il primo riferimento è alla coscienza di ciascuno cioè  la capacità di ripensare con verità, nel dialogo con se stessi, gli appelli della vita, senza restare a guardare. Così da rimandare alla coscienza e alla città. Un dato costante nelle situazioni più sfortunate è il venir meno del sostegno familiare iniziando dai rapporti genitoriali e familiari. Ecco perché viene interpellata, insieme alle coscienze, la città, pensata con il cuore di Giorgio La Pira, modello di politico vero, come il luogo delle relazioni e della giustizia. La città per questo è chiamata a prendersi cura dei più deboli quando viene meno la famiglia d’origine. Un appello per tutti, ma anche una chiave di lettura della nostra testimonianza.

“Al fondo, sotto le pieghe del dolore e dell’abbandono, nel libro si racconta la misericordia come attenzione a tanta umanità sofferente, già nel dare voce a chi non ha voce e nel farci conoscere sofferenze inaudite che diversamente resterebbero nel buio dell’indifferenza e di una lettura semplicistica della povertà- così scrive  nella presentazione il vescovo Mons. Staglianò- Quindi si racconta la misericordia come appello alla coscienza di tutti perché recuperiamo nella relazione con l’altro, soprattutto se povero e sofferente, un’umanità vera; e questo al di là del risultato, semplicemente perché si ama e perché si ama con la cura di un familiare, per i credenti si ama il fratello in cui Cristo stesso ci visita”

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