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PROROGATA FINO AL 7 MAGGIO LA PERSONALE DI GIUSEPPE DIARA
27 Apr 2011 14:12
La personale di Giuseppe Diara ha colpito nel segno. Tanti gli appassionati che hanno apprezzato i quadri dell’artista ibleo esposti al “Chiodo” di via Mario Leggio a Ragusa. L’inaugurazione, che ha visto tra gli altri la presenza dell’assessore alla Cultura del Comune di Ragusa, Francesco Barone, del consigliere comunale Mario Chiavola, oltre che degli artisti Annalisa Cavallo, Salvatore Chessari, Sergio Cimbali, Giuseppe Criscione, Giovanni Lissandrello, Donata Scucces, Angelo Diquattro e Mario Scucces, è stata un grande successo. Tant’è che l’organizzatore, Amedeo Fusco, dopo aver constatato anche il numero di presenze registratesi in questi ultimi giorni, ha deciso di prorogare l’esposizione per una settimana ancora. La personale chiuderà i battenti il prossimo 7 maggio. L’esposizione può essere visitata tutti i giorni, dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20. “Giuseppe Diara – afferma Fusco – colpisce per la straordinaria pregnanza del proprio tocco. Non si può rimanere indifferenti dinanzi a cotanto talento. Ed è quello che è accaduto pure a quanti hanno avuto modo di ammirare delle creazioni artistiche così significative. Ecco perché abbiamo deciso di prorogare per un’altra settimana, dando l’opportunità davvero a tutti di ammirare da vicino questo talento dell’arte iblea”.
Su Diara ha scritto anche, proprio in occasione della personale del “Chiodo”, il critico d’arte Rosario Sprovieri. Che sottolinea: “L’osservatore più attento, viene inconsapevolmente preso per mano e, mentre si affaccia sulle scene dipinte, si ritrova immerso in un nuovo contesto. Un fenomeno non dissimile da quello dell’ascolto partecipante, dove tutto risuona, oggetto, soggetto e contesto: qui il fruire delle immagini significa starci in mezzo, esserci dentro. Il soggetto entra in risonanza con l’oggetto, prende parte ad esso, anzi ne diventa, egli stesso, parte integrante. L’astrazione affabula, allora al Diara riesce un’operazione di rara intensità, come i prodigi che compie il musicista che riesce a “farci sentire i colori” egli diventa il pittore capace di “farci vedere con chiarezza, anche i suoni”. Il maestro Ibleo cambia la prospettiva dell’osservatore: non più un soggetto esterno che inquadra, incornicia l’immagine e la fa sua, ma grazie alla magia del suo pennello, fa sì che la metamorfosi si compia: palcoscenico ed attore allora si integrano. L’osservatore è spinto direttamente in scena, assorbito, incluso, “assoggettato” all’immagine che lo avvolge interamente e lo fa totalmente suo. E’ così anche per l’opera pittorica di Giuseppe Diara, basta poco tempo per comprendere che, nei suoi scorci assolati, nelle albe e nei crepuscoli iblei, fra i suoi nudi prorompenti, non c’è alcuna solitudine, perché noi stessi popoliamo il suo universo pittorico, perché ci stiamo interamente dentro. C’è invece il coinvolgimento, l’umana comprensione e l’invito a ritrovarsi prima con noi stessi poi con i nostri simili, un vero messaggio d’amore, per il paesaggio e per l’umanità che lo abita, un appello destinato al futuro”.
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