PROCESSO E MORTE DI SOCRATE

“Sembra dunque che per questo particolare io sia più saggio di quest’uomo, poiché non m’illudo di sapere ciò che non so”. Platone Apologia di Socrate.

Sabato 30 aprile il Caffè Letterario “S. Quasimodo” si è soffermato sulla figura del grande Socrate. Grazie ad una lettura magistralmente condotta da Giorgio Sparacino, una folta ed attenta assemblea ha potuto assistere al processo intentato contro il grande filosofo e poi alla sua morte. Sulla scena accusatori ed amici del filosofo interpretati da Pippo di Noto, Pippo Antoci, Lorenzo Maria Zarino, Mario Di Pasquale, Carmelo Gugliotta. Accompagnati al piano dal Maestro Gianino. Il processo si tenne nel 399 a. C. innanzi a una giuria di 501 cittadini

di Atene “La straordinaria figura di Socrate ci sorprende ancora oggi -afferma Domenico Pisana, presidente del caffè letterario- la sua grandezza e la sua rettitudine sia da insegnamento per tutti noi”. Con una punta di ironia Pisana prosegue: “Ciò che va sottolineato è che il filosofo si difese “nel” processo e non “dal” processo”. La lettura è stata preceduta da una breve introduzione da parte della professoressa Teresa Floridia docente di storia e filosofia del Liceo Classico “T.Campailla” di Modica: “dall’antichità ci è pervenuta una figura di Socrate complessa e multiforme ma nella sua integrità così carica di allusioni che ogni epoca della storia umana ha rinvenuto in essa analogie e paragoni”.  Paradossale fondamento del pensiero socratico è il “sapere di non sapere”, un’ignoranza intesa come consapevolezza di non conoscenza definitiva, che diventa però movente fondamentale del desiderio di conoscere. Egli fu tacciato di superbia e processato per questo oltre che per l‘accusa di aver suscitato la contestazione giovanile insegnando ai suoi discepoli l’uso critico della ragione. Socrate verrà condannato a morte ma questa non lo spaventa convinto com’è che solo con la morte egli potrà raggiungere la piena consapevolezza ed autenticità del sé; superando il suo essere corpo potrà raggiungere l’immortalità della sua anima.

 

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