PRESENTATO A MODICA IL LIBRO “OGGETTI SENZA GLORIA” DI GRAZIA DORMIENTE

Testimonianza, memoria, narrazione, vita vissuta, amore per la terra, tutela, risveglio, romanticismo, denuncia, appello, recupero, appartenenza, civiltà, storia. Questo il libro “Oggetti senza gloria” di Grazia Dormiente, edito da Nemapress, presentato nell’aula consiliare di Modica. Il testo ripercorre le vicende del Museo Ibleo delle Arti e Tradizioni Popolari, fondato nel 1974 dall’Associazione “S. A. Guastella” e aperto al pubblico nel 1978. Chiuso per restauri nel 2005 l’edificio che lo ospita, oggetti e cose appartenuti a personaggi “gloriosi”, u milaru, u durcieri, u firraru, u lantinnaru, u cannizzaru, u mastru ri carretta, u falignami, u scappillinu, u mazzittieri, u scarparu, u sartu, u consalemma, u scarparu, sono rimasti per troppo tempo in un angolo, coperti di polvere e colpevole oblio. Torto non veniale, da riparare senza ulteriori perdite di tempo, per la comunità e i fondatori dell’Associazione: Raffaele Galazzo, Duccio Bongiorno, Giorgio Buscema, Nannino Ragusa e Grazia Dormiente. Nell’indicare la strada da seguire per il rilancio del Museo, Grazia Dormiente,  al di là di polemiche inutili e distruttive, rivolge un candido, sincero ed essenziale invito alle pubbliche istituzioni, perché venga ristabilito al più presto in favore delle nuove generazioni il “diritto alla memoria”. Rispetto a questo nobile obiettivo, il sindaco Antonello Buscema ed il presidente del Consiglio comunale Carmelo Scarso, nel loro intervento introduttivo hanno posto l’accento proprio sulla necessità di valorizzare i beni culturali della città, dando lustro al Museo che rappresenta un patrimonio collettivo. Non a caso Giuseppe Barone, preside della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Catania e presidente della Fondazione Grimaldi, ha contestualizzato la nascita del Museo negli anni in cui l’industrializzazione del Paese cancellava identità e radici della civiltà artigiana e contadina pre-industriale, rendendo più acuta tra antropologi, sociologi e frange di intellettuali, l’esigenza di conservare ambienti e pezzi di una memoria altrimenti destinata all’oblio. “Oggi la globalizzazione – ha concluso lo storico – ripropone con più forza il tema della preservazione dell’identità locale”. Moderatore dell’incontro,  attento e puntuale,  il giornalista Marco Sammito, che ha letto l’intervento inviato da Neria De Giovanni, presidente dell’Associazione internazionale dei critici letterari di Parigi e direttrice letteraria della casa editrice Nemapress, impossibilitata a partecipare. Di memoria storica di un progetto di volontariato culturale che divenne realtà, ha parlato la studiosa ed anche di una guida completa al Museo per il turista e per il concittadino che non vuole dimenticare le proprie radici etnico-culturali. Alessandro Ferrara, già Sovrintendente ai Beni Culturali di Ragusa, ha posto l’accento sulla testimonianza diretta dell’impegno e della passione profusi dall’autrice nel corso delle riunioni e dei sopralluoghi effettuati durante i lavori di restauro del Palazzo dei Mercedari che ospita il Museo. “Occorre ricostruire l’aura perduta – ha ribadito nel suo seguitissimo discorso il giornalista-scrittore Salvatore Scalia – prendendo spunto dal saggio di Walter Benjamin “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, da restituire agli oggetti e agli ambienti”. “Il Museo – ha concluso commossa Grazia Dormiente – fra il lungo applauso finale del numeroso pubblico presente, rappresenta un estimabile patrimonio di memoria, ereditato dal passato, che le nuove generazioni dovranno custodire e tenere “vivo”, come alberi che gioveranno in altro tempo”.

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