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“PPI MIA FUSSI”, L’IRONICA LIRICITA’ DI UMBERTO MIGLIORISI
20 Nov 2012 18:08
È toccato all’On. Giorgio Chessari, presidente del Centro Studi Feliciano Rossitto, presentare al pubblico, presso i locali dell’associazione, la nuova raccolta di poesie in dialetto ragusano di Umberto Migliorisi, intitolata “Ppi mia fussi”. L’incontro ha avuto luogo lo scorso venerdì 16 novembre.
Si tratta di un cambiamento importante nell’opera del poeta ragusano che, sempre rimanendo fedele a sé stesso e alla propria poetica, è approdato ad un tipo di poesia più propriamente lirico rispetto al passato, quando Migliorisi si concentrava maggiormente sulla poesia civile. Alla presentazione erano presenti, oltre all’autore e a Chessari, anche l’avvocato Renato Pennisi, anch’egli poeta e critico letterario, e il professor Francesco Licitra, che ha recitato alcune poesie di Umberto Migliorisi. «Umberto Migliorisi è impegnato da molto tempo nelle attività del Centro Studi Feliciano Rossitto, per oltre venticinque anni è stato il cardine di “Pagine dal Sud”, ha disseminato la stampa periodica di contributi di stampo critico oltre che di polemica politica. Lui è un vero e proprio punto di riferimento per la città di Ragusa». Queste le parole introduttive di Giorgio Chessari, alle quali è seguita l’interessante ed approfondita spiegazione dell’avvocato Pennisi, che ha illustrato le caratteristiche passate e presenti dell’opera e della poetica di Migliorisi, che «incarna l’esempio di come un poeta può raccontare il proprio tempo: lui appartiene alla categoria di autori che gridano la loro presenza. La sua poesia e la lingua da lui utilizzata affondano le proprie radici nella città di Ragusa. In “Ppi mia fussi”, Migliorisi ci fornisce una visione mutata ed aggiornata della sua scrittura e della sua poesia. Troviamo, adesso, un poeta più intimista, con una poesia di gran lunga più lirica ed interiore rispetto al passato; la sua ultima opera è un atto d’amore per la vita, un testamento senza lacrime. Nella sua opera – ha chiarito, inoltre, Pennisi – non manca una critica a chi si crede poeta senza esserlo, come non manca l’argomento “amicizia”. Trovano posto anche i ricordi degli anni di liceo durante il dopoguerra, quando gli studenti preferivano “salare” la scuola per recarsi “’a cava” per ammirare certe bellezze… Decisiva, nella poetica di Migliorisi, la godibilissima componente ironica».
A conclusione dell’incontro, ha preso la parola l’autore che, con la sua consueta umiltà e il garbo che ne contraddistingue parole e azioni, ha ringraziato i presenti per essere intervenuti, salutandoli con queste parole: «Anche se il dialetto dovesse scomparire, merito dei poeti è quello di farne un linguaggio stilistico e di riuscire a conservarlo».
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