È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
PIETRO MALTESE… FUTURO, PRESENTE E PASSATO NELL’ARTE
06 Nov 2014 09:04
Pittore e scultore dalla fervida immaginazione e creatività, con una tecnica personalissima che rende le sue opere, ciascuna a suo modo, un universo in cui guardare a fondo per trovare il messaggio, il senso, l’emozione dispersa in un attimo o in una lunga riflessione. Con queste parole proviamo a dare un’idea di Pietro Maltese come artista a tutto tondo, la cui storia vale davvero la pena conoscere, così come l’ambiente in cui lavora e dona vita ai suoi pensieri e alla sua arte, sperimentando continuamente tecniche e materiali. La sua casa di campagna sembra un museo privato, fra le sue sculture in giardino e le opere “esposte” all’interno, sue e di altri artisti. Entrando in mansarda, si respira un’atmosfera particolare, fra tutte quelle sculture e quei quadri che sembra stiano a guardarti e a sussurrarti “Sono qui: osservami, ho qualcosa da dirti!”. Paesaggi cosmici, volti scolpiti con grande maestria, bozze del maestro Nunzio Dipasquale (amico di Pietro Maltese), disegni, fotografie della Siracusa anni ’30. Si respira la Germania degli anni ’80 e ’90. Maltese ha, infatti, vissuto e lavorato lì per trent’anni.
Pietro Maltese è un uomo che ama l’arte e la cultura a trecentosessanta gradi, ne parla con emozione e passione, ne vive. E trasmette questo agli altri, attraverso le sue opere, la sua continua ricerca interiore e dei materiali, la “narrazione” dei quadri che più gli piacciono. Vale sicuramente la pena conoscerlo, ascoltarlo ed apprezzarlo, per un viaggio nell’arte fra passato, presente e futuro…
“Pietro Maltese cerca di spingersi dove lo spazio non ha confini, in un tempo disancorato dalla nozione terrestre, nella consapevolezza dell’esistenza di una realtà cosmica. Nella sua opera è racchiuso quel magico e quel misterioso, che è in ogni uomo, in cui l’irrazionalità sostanziale della tecnologia moderna è vista, non soltanto in chiave negativa, ma anche in una dimensione che può essere allettante non priva di fascino. Ha coscienza della compresenza e della pluralità dei linguaggi, nella consapevolezza di uno sviluppo non lineare dell’arte. Nascono così le figure stilizzate, racchiuse, a volte da volute e da semicerchi, dove si affacciano i vari ismi del secolo appena trascorso in un impasto di culture, come retaggio delle correnti europee più avanzate. Le sagome degli umanoidi, che sono parte integrante della sua arte, rappresentano le problematiche dell’umanità, in un periodo di estrema incertezza e di dubbi. Il fine è di cercare di slacciare le forme dal peso che le fascia, per liberarne il nucleo. E la scultura diventa uno spazio reale, dentro anche se immerso in un atmosfera ovattata e trasparente” (Emanuele Schembari).
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