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ORO CIRCONDATO DA FUMO: L’ARTE ED IL SUO MERCATO
01 Mar 2012 15:47
La parola ad un grande personaggio che ha fatto della sua passione un lavoro. Attore e regista di teatro, imprenditore e organizzatore di eventi che hanno come protagonista la comunicazione in tutte le sue forme: Amedeo Fusco e le sue opinioni sull’attuale situazione dell’arte in Italia e in Europa.
Nella scrivania di Fusco, oltre ad essere presenti un computer, alcuni volantini, un’antica forbice, una piccola campana, un galeone in miniatura e un tocco di numismatica, saltano all’occhio i chiodi lunghi e appuntiti sopra una carpetta arancione. «Una collezione. Perché l’arte passa da chiodo a chiodo: dal chiodo dell’artista, al chiodo della mostra in cui viene esposta la sua opera. E perché il chiodo rimane ben impresso nel muro».
Una piccola perla nel centro storico di Ragusa, un’iniziativa coraggiosa e illuminante, un’occasione di dialogo e di scambio culturale accessibile a tutti. Tutto questo è lo spazio espositivo “Il chiodo”, inaugurato da Amedeo Fusco nel 2010. E proprio a lui ci siamo rivolti per saperne di più sull’attuale situazione dell’arte, del suo mercato in Italia e in Europa, della sua concezione e di quel “chiodo” «al quale vengono appesi i quadri», quel «chiodo fisso» che ci fa ricercare «un’emozione che vada oltre i nostri cinque sensi» e che spesso troviamo nell’arte.
«Come tutto ciò che riguarda attualmente il mercato in generale, anche quello dell’arte è un settore in stallo. Le persone, in questo momento, si preoccupano delle esigenze primarie e mettono da parte quella che, erroneamente, viene considerata un’esigenza secondaria. L’arte è invece, secondo me, un bisogno primario, perché l’anima va alimentata così come il corpo. Questa è la situazione sia in Italia, che in Europa. Ciò non si avverte, però, in quelle realtà che non hanno accusato il duro colpo della crisi, ovvero in Paesi in crescita come la Turchia, ad esempio. A Istanbul, dove ho di recente esposto alcune opere di artisti siciliani, ho respirato un entusiasmo nell’accogliere l’arte che in altri Paesi non ho incontrato». E fra questi Paesi vi è senz’altro l’Italia, “in tutt’altre faccende affaccendata”: «Gli italiani, purtroppo, non fanno il bene dell’arte italiana, perché non sono stati educati a rispettarla e a gestirla. L’Italia è da sempre il Paese artisticamente più importante e ricco al mondo, eppure riesce a farsi sorpassare, per organizzazione, promozione e valorizzazione dei beni artistici, da nazioni come la Germania e l’Inghilterra che, rispetto all’Italia, hanno davvero poco di artisticamente rilevante. Noi, invece, abbiamo in mano l’oro, ma questo oro è sempre circondato da fumo: non sappiamo porre all’attenzione del mondo quello che abbiamo, in modo trasparente».
Sembra che le opere, disposte nel suo spazio espositivo in modo ordinato e quasi solenne, ascoltino le parole di Fusco e annuiscano in silenzio alle sue affermazioni amare ma realistiche. Dopo la riflessione sulla gestione del patrimonio artistico italiano, ecco “la domanda”: «Cos’è l’arte per Amedeo Fusco?». Un sorriso alla ricerca delle parole giuste, poi una risposta profonda ed emozionante: «L’arte, secondo me, è pura trasmissione di energia. Se sento qualcosa che normalmente non vedo e non percepisco con i sensi, qualcosa che colpisce una parte di me che non conosco bene o che magari non so nemmeno di avere, quel qualcosa è l’arte e sento il bisogno di trasmetterla agli altri». Da qui l’organizzazione di mostre e i rapporti lavorativi e umani di Fusco con artisti locali, nazionali ed internazionali. «Devo ricevere emozioni, altrimenti non sarei stimolato a portare avanti il mio lavoro, che non è soltanto un lavoro: è Amedeo Fusco».
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