OH HAPPY DAY !

Arriva il circo in città. Pensate che felici siano solo i bambini? L’arrivo del circo riporta alla mente emozioni legate all’infanzia. E’ il nostro bisogno di autenticità, calore, senso di attenzione e cura. Quanti di noi, bambini, ci siamo persi in quel scintillio di luci.

Con il circo, ricordi e fantasie affollano la mente. Il ricordo di eventi piacevoli,  che evocano serenità.

Mi ritorna in mente …. Abitavo in una casa fuori, nella periferia della città, in un quartiere nuovo. Dalle grandi vetrate della veranda di casa,  luogo dove trascorrevo gran parte delle ore in cui rimanevo in casa, lo sguardo spaziava nell’aperta campagna, prati vicino a me e, più lontano, campi limitati da alberi di carrubo. Un panorama riposante che in tutte le stagioni dell’anno dava la possibilità di perdersi nei pensieri.

 Panorama che ben presto muterà a causa della nascita del novo quartiere, conoscevo bene quelle campagne fin da bambina. Conoscevo e conosco quelle “ciuse”.

A circa trecento metri dalla mia casa, a destra, c’è un ampio piazzale, dove già da qualche giorno svettava la sagoma di un tendone. IL CIRCO!

Ne è passato di tempo, quando bambina vidi per la prima volta lo spettacolo del circo e ricordo persino il posto dove con i miei genitori ero seduta. Quel circo, quell’anno, così vicino a casa mia, fu per i giorni in cui rimase, il centro di ogni mio interesse. Allora seguì tutto. Tutta la vita del circo. Passavo ore alla finestra e spesso scendevo giù mischiandomi, forse nella speranza di vedere i volti, gli atteggiamenti di quelle persone. Seguì il montaggio. Con gli occhi fissi guardavo quei carri, autobus, roulette, camion che via via arrivavano. Un carosello, che visto dall’alto offriva uno spettacolo da  capogiro.

Il vagone ristorante era proprio davanti la mia finestra e seguivo la preparazione dei pasti, il momento di ristoro degli operai. Seguivo quei cavi di acciaio che si innalzavano, guardavo il volto di quegli operai. E finalmente, silenziosamente, il grande tendone! era un godimento grandissimo sembrava che anch’io avessi contribuito. Mi perdevo  immaginando coso ci fosse dentro quel tendone, dietro quella porta fatta di stoffa, dove sicuramente gli artisti provavano i loro numeri di abilità che avrebbero mostrato durante lo spettacolo della serata. Il grande spettacolo!Le luci si accendono.

E infatti da lì a poco  tutto pronto! Lo spettacolo aveva inizio. Arrivava la folla! Luci, paillettes, musica, balli, vestiti, animali, orchestra, clown, presentatore, trapezisti,…..

Poi …. la mattina ricominciavano i lavori. Si smonta. Il circo “leva le tende”. Seguivo anche quel momento  e la malinconia prendeva il sopravvento. Il tendone  piano piano si abbassava. I primi carri  si allontanavano. Andavano in altre città.  Alla fine in quell’area, dove prima vi era il circo non restava più niente. Ore di quiete. Rimase solo davanti la mia vetrata, il vagone ristorante ed io pensai: ”Adesso scendo e vado con loro”. Il mio  spirito nomade si era risvegliato! La mia eterna  voglia di  libertà.

Restai!

Sono trascorsi parecchi anni e, Grazie al “Circo di Moira Orfei”, che in questi giorni è stato a Ragusa,  mi è stata data la possibilità di ritornare a rivivere, a rivedere lo spettacolo del Circo,  ogni volta  diverso ma sempre spettacolare. Il Circo va con la sua magia, con le sue favole, va da città in città, ricco di luci e di scenografie. Va e viene con la sua storia . Con la storia di ogni suo personaggio.

Renato Zero ha scritto  una canzona “La carovana va con i suoi fanti e suoi re…. “.

Ogni volta il circo mi da l’idea di gabbiani e dell’infinita idea di libertà.

“IL CIRCO, Un luogo di vita di poesia”, diceva Federico Fellini.

 

 

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