“NON MURI…MURALES”, AL DI LA’ DELLE DIFFERENZE

 

Due incontri formativi, prima della tappa finale prevista per la festa del rifugiato l’8 giugno prossimo, per raccontare il percorso interculturale intrapreso da alcune classi della scuola media Vann’antò di Ragusa e dai corsisti stranieri e italiani del CTP.

Il primo, svoltosi lunedì scorso, ha visto la presenza inedita del dirigente dell’ufficio immigrazione Alfonso Capraro, oltre che di Pinuccia Cavalieri della fondazione S. Giovanni e dell’assistente sociale Adriana Di Stefano che si occupa soprattutto di donne immigrate sole, con bambini.

“ Voi forse avrete visto davanti la questura, file di persone- afferma Alfonso Capraro- perché ci sono tre giorni la settimana in cui si può chiedere il permesso di soggiorno. Prima si prendono le impronte digitali e questo lo si fa anche per tutelarli. La loro provenienza è varia; accogliamo gente proveniente dal continente africano, ma anche dall’Albania, dalla Cina, dalla Moldavia, dal Pakistan e dall’Afghanistan. Quando vedi di bambini non puoi essere del tutto indifferente, ma non puoi farti coinvolgere, altrimenti si rischia di sbagliare”.

Il comune di Ragusa svolge invece un’attività diversa, poiché dopo una prima accoglienza, c’è una vera e propria politica di inserimento sociale, come confermato dall’assistente sociale Adriana Di Stefano.

Le curiosità dei ragazzi si moltiplicano nel corso degli interventi, anche quando Pinuccia Cavalieri narra la sua esperienza di mediatrice culturale.

“ Il senso dell’incontro è stato quello di far conoscere ai ragazzi altri aspetti- sostiene Viviana Rizza, docente di italiano agli stranieri e ideatrice del progetto- di quelle che sono istituzioni poco conosciute da loro, come la questura. E’ stato molto interessante il fatto che gli ospiti abbiano messo in evidenza anche il lato umano e sociale del loro lavoro”.

Il senso del secondo incontro si riassume nei vissuti esperienziali di gente che ha vissuto, sulla propria pelle, cosa significhi cambiare di colpo la propria vita, rischiando tutto.

“ I ragazzi quest’anno hanno incontrato- continua Viviana Rizza- immigrati provenienti dal Sudan, dal Libano, dall’Azerbaigian e dalla Tunisia. Oggi queste persone sono esempio di integrazione”.

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