“Non lasciamoli soli”: emozioni vere e commozione a Scicli sul dramma degli sbarchi e sulla necessità dell’accoglienza

Quante sono le cose che non si sanno (o che non si vogliono far sapere) attorno a quel fenomeno di urgente attualità che è l’immigrazione?

Uno squarcio, su alcuni aspetti di questa vicenda irrisolta, è stato aperto domenica sera in occasione dell’ultimo appuntamento di “Libri sotto un cielo di Stelle” nel salotto letterario di Via Penna a Scicli, promosso dal Millennium, sponsorizzato dalla Fondazione Confeserfidi e con la direzione artistica del giornalista Marco Sammito.

Due inviati di punta del quotidiano “La Repubblica”, Alessandra Ziniti e Francesco Viviano, conversando on Franco e Marco Causarano, hanno presentato “Non lasciamoli soli”, un crudo report (Chiarelettere editore) che attraverso Hamed, Segen, Ahmed, Samir, Abbas, Sahel, Herina, racconta la storia di questi ragazzi, alcuni addirittura adolescenti.

Migranti stipati sui barconi, morti in mare, lasciati sulle navi in attesa di un porto che li accolga, possono distogliere dal pensare che si tratti di uomini e donne in carne ed ossa, con la loro identità, i loro sogni, le loro sofferenze. Ognuno di questi ragazzi ha lasciato il proprio villaggio, la propria famiglia, chi per miseria, chi perché costretto da persecuzioni, chi per inseguire un proprio sogno.

Ma non è di questo che nel libro si tratta. Si raccontano invece storie di violenze e di riduzione in schiavitù che vanno di là da ogni possibile immaginazione. Il pericolo, per questa nuova generazione di migranti, non viene solo dal mare. Non sempre i viaggi che s’intraprendono per raggiungere la costa vanno a buon fine. Ci si può imbattere in trafficanti e si diventa merce umana: merce di scambio, da vendere come forza lavoro o da rinchiudere, fin tanto che non si ottiene il pagamento di un riscatto.

Il libro ce lo racconta, con una crudezza indispensabile, capace di scalfire ogni ottusità. Segen non ce l’ha fatta, è morto di stenti poco dopo il salvataggio. Gli altri sono sopravvissuti e raccontano. Sono tremende le storie di tutti, non può esistere una graduatoria del dolore. Ma lo sconcerto è totale quando si legge della violenza consumata dapprima ai danni di una donna, davanti agli occhi della figlioletta di quattro anni e poi su quest’ultima. E l’orrore non è ancora finito: l’esito sarà ancora più estremo.

Eppure, come evidenziano i due giornalisti, uniti nel lavoro e nella vita, hanno detto che le ONG sono complici e conniventi con le organizzazioni criminali libiche. Mai un’accusa e o un processo ha potuto dimostrarlo in ogni sede giudiziaria. È cambiato invece, con il governo attuale, l’atteggiamento della Guardia Costiera e della Marina che, prima, informavano con documentati e puntuali comunicati stampa la situazione di fatto nel Mar Mediterraneo in ordine alla presenza di barconi di migranti: i cronisti hanno ricevuto solo il silenzio assoluto su queste notizie, ricevendone altre sulla liberazione di tartarughe Caretta Caretta. Una cortina di ferro si è levata su un fenomeno oggi gestito da una legge, il decreto sicurezza, tra le più illiberali della storia della Repubblica italiana. Il salvataggio in mare di vite umane appartiene al diritto naturale prima che ai codici della Navigazione e alla carità cristiana.

La serata si è chiusa con i prolungati applausi di un folto pubblico attento e partecipativo sino all’ultimo sulle note del pianista Andrea Cannata.

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