NON ESISTE ALCUN COMPLOTTO, PURTROPPO

Il professore Mario Monti sembra piacere a tutti. Parti sociali e partiti, ad ovvia eccezione di parte del pdl e lega, sono sostanzialmente d’accordo nel lasciar lavorare il nuovo governo tecnico pur di uscire dalla bufera causata dall’innalzamento vorticoso del rinomato “spread”.

Un ex funzionario della Goldman Sachs e convinto neoliberale ed europeista, forse pensano in molti, riuscirà a traghettare l’Italia fuori dall’ira dei “mercati internazionali” e a ristabilire la quiete.

I più scettici, del nuovo governo, ammirano più che altro lo stile sobrio, ormai stanchi del consumato teatrino berlusconiano e non si lanciano in accuse precise, almeno prima della presentazione del “pacchetto anti-crisi” che il governo presenterà il prossimo lunedì 5 dicembre.

Intanto il Fondo monetario internazionale si prepara per uno dei suoi soliti “interventi salvifici” promettendo di prestare soldi a usura all’Italia e all’intera zona euro in difficoltà mentre Sarkozy laconicamente ordina al Bel Paese “ adesso fate quello che dovete”.

Nel panorama confuso molti sono gli aspetti che rimangono ancora oscuri e i “deus ex machina” che muovono il mercato rimangono celati nel linguaggio dei mass-media istituzionali sotto espressioni del tipo “la finanza internazionale”, i mercati, gli investitori etc.

Certamente una sintesi dell’attuale degenerazione del sistema finanziario e del suo perverso funzionamento, non è semplice, in primo luogo a causa della complessità cui la conoscenza sfugge persino alla gran parte degli attori in gioco. Per un approfondimento di queste problematiche si rimanda ad un bel libro del prof. Luciano Gallino, Finanzcapitalismo (2011).

Di certo il funzionamento di questa mega-macchina capitalistica appare complesso, ma i suoi scopi risultano alquanto evidenti anche ad un’analisi sommaria.

In particolare il fatto che le stesse persone ricoprano in tempi diversi i ruoli di  funzionari europei, consulenti e amministratori delegati di grandi gruppi bancari, managers del mondo finanziario o che comunque i membri di questa élites transnazionale siano in perenne  contatto reciproco, rende quella del “complotto” un’ipotesi sostanzialmente inutile.

Se complotto significa infatti intrigo perpetrato in modo occulto ai danni di qualcuno,

purtroppo qui di occulto non v’è proprio nulla, almeno nella finalità perseguita dalla dinamica generale del moderno capitalismo: l’accumulo di ricchezza nelle mani di poche società private e la distruzione dello stato sociale.

Le modalità vanno dalle politiche neoliberiste imposte dal FMI, fino alla retorica dell’autoregolazione dei mercati e degli altri dogmi neoliberali snocciolati da funzionari e mass-media.

L’idea del complotto presuppone anche che vi siano forze manifeste che si muovono in direzione opposta a quella agognata dai cosiddetti complottisti, ma anche in questo caso nulla si vede all’orizzonte.

Purtroppo non v’è oggi in campo alcuna forza sufficientemente potente per far fronte al credo neoliberale, nonostante le lodevoli e diffuse iniziative contro corrente.

Il nome di Monti non ha sicuramente ricevuto la disapprovazione dei cosiddetti poteri forti. La buonafede del professore nel definirsi non affiliato ai poteri forti,  non è necessariamente da metter in discussione in quanto il neoliberismo risulta esser avere un certo fascino per gli  accademici.

Non è nostro compito disquisire sulla buona o cattiva fede dei governanti ma intanto una cosa è certa, essi ci hanno convinto ancora una volta della necessità dei sacrifici. Aumento dell’ici, ritocco dell’iva e riforma delle pensioni sono pertanto “mali necessari” che tocca a noi pagare.

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