Poveri in aumento: la carità senza ascolto è ipocrisia

In questi giorni di trepidazione per gli episodi di guerra in Israele e Libano, che hanno fatto cadere in secondo piano il conflitto Ucraina-Russia seppure quegli eserciti uccidano come e più di prima, per non parlare delle continue morti nel nostro mare, sulle quali quasi nessuno ha ormai un moto d’indignazione, dall’estero giunge l’eco di una notizia tralasciata dalla maggioranza dei media. Lunedì scorso il governo svedese di centrodestra ha preso un’iniziativa per cercare di introdurre il divieto nazionale di accattonaggio con un progetto di legge da presentare entro il prossimo giugno.
Nel Paese scandinavo le discussioni non mancano, perfino nella  coalizione governativa formata da tre partiti di maggioranza. Una commissione sarà chiamata ad analizzare il funzionamento della normativa attuale, i vantaggi e gli svantaggi del possibile divieto nazionale, perché già diverse città svedesi vietano l’elemosina in alcuni luoghi specifici. 
I contrari alla eventuale proposta di legge ricordano che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha già stabilito che le sanzioni contro le persone che fanno l’elemosina violano i diritti sanciti nella Convenzione europea (Cedu), ratificata pure dalla Svezia. Tre anni fa la Cedu condannò la Svizzera a risarcire con 1.000 franchi più interessi una donna di etnia Rom, posta in stato di arresto per cinque giorni e multata di 500 franchi perché chiedeva l’elemosina in una via di Ginevra.


In Europa sono ormai soltanto nove gli Stati che permettono l’elemosina senza restrizioni: Albania, Andorra, Finlandia, Georgia, Grecia, Moldavia, Portogallo, Slovacchia e Ucraina. In dodici Stati la mendicità è proibita a livello nazionale: Azerbaijgian, Cipro, Croazia, Liechtenstein, Lussemburgo, Montenegro, Ungheria, Polonia, Romania, Regno Unito, San Marino e Turchia. In altri sei Stati membri, tra cui l’Italia, sono proibite le forme di mendicità invasive e aggressive (gli altri Paesi sono: Estonia, Francia, Irlanda, Serbia e Slovenia). In undici Stati, tra cui la citata Svezia, la mendicità è proibita a livello locale e con modalità molto diversificate. Così è in Austria, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Germania, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Russia e Spagna.
Le sanzioni sono diversificate. In Ungheria, Cipro, San Marino, Polonia e Croazia si rischia il carcere, in Turchia è prevista la confisca del denaro ottenuto a titolo di elemosina.

Con tutto quanto succede nel mondo, l’accanimento contro i poveri sembra confermare la deriva dell’umanità. Perché qui, in generale, si parla di poveri-poveri. Certamente tra costoro si celano persone che per cultura o per finzione si presentano tali, ma è un altro discorso. Proibire l’elemosina solo perché “lo zingaro” è in realtà proprietario di diverse case in affitto è come chiedere di eliminare le imposte perché, purtroppo, ancora in tanti le evadono. Partiamo, quindi, dal presupposto che tra gli otto miliardi di abitanti del pianeta, ve ne siano diversi milioni che non hanno gli strumenti per apparecchiare il pranzo e la cena con un minimo di dignità e decenza.

Nel ragusano questo fenomeno è limitato, ma solo per un calcolo di probabilità legato all’odierna popolazione di 315mila abitanti. I clochard – termine francese che addolcisce i nostri “barbone” o “senzatetto” – sono poco presenti nelle nostre città. Ma se giriamo per le campagne questo fenomeno aumenta di parecchio. Nel 2021, in provincia di Ragusa sette famiglie su cento si trovava in condizioni di povertà assoluta contro una media che, invece, nel quadriennio 2013-2016 riguardava il 6,1% dei nuclei. Secondo gli ultimi numeri diffusi dalla Caritas, a soffrire di più sono i cittadini stranieri. Un lavoro di per sé non dà sicurezza: due persone bisognose su tre lavorano, ma il loro reddito è insufficiente ai bisogni. Incidono separazioni e divorzi.


In Italia una famiglia di due componenti si definisce povera se ha una spesa per consumi inferiore o pari alla spesa media per consumi pro-capite che è stata stabilita a 1.150 euro nel 2022, come soglia unica nazionale. Se vive in Sicilia, questa soglia è fissata a 1.007 euro. Nel 2022 (ultimo dato disponibile) vivevano in povertà assoluta poco più di 2,18 milioni di famiglie (8,3% del totale da 7,7% nel 2021) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7% in crescita dal 9,1% dell’anno precedente), mentre sono più di 2,86 milioni le famiglie in povertà relativa (difficoltà economica nella fruizione di beni e servizi, come le cure mediche), per un totale di oltre 8,6 milioni di individui.  

L’Istat afferma che il tanto discusso reddito di cittadinanza ha salvato numerose famiglie durante e dopo la pandemia. In tanti hanno puntato il dito sulla norma perché sarebbero scomparsi i lavoratori di interi settori, come la ristorazione. Una balla colossale: ora che il reddito di cittadinanza è stato quasi abolito, i locali pubblici continuano a cercare personale ma non ne trovano a sufficienza. Avete notato quest’estate quante inserzioni in bar, pizzerie e ristoranti? Non è che bisognerebbe guardare finalmente alle condizioni di lavoro, paga compresa?

Nella nostra società l’egoismo ha preso il sopravvento. Spesso voltiamo lo sguardo o cambiamo marciapiede se notiamo la presenza di un amico in difficoltà. Poi però ci rechiamo al canile comunale e adottiamo un bastardino dagli occhi teneri. Il nostro inconscio evita il nostro prossimo e, quasi per compensazione, rivolge il pensiero in un’altra azione ritenuta benefica.


Le persone in difficoltà attendono parole di conforto e di speranza, più di una frettolosa e sprezzante banconota di pochi euro. Un povero è certamente bisognoso di soldi, ma anche di calore umano. Quando la nostra compassione prende il sopravvento e doniamo una monetina, raramente incrociamo lo sguardo del mendicante o scambiamo qualche parola con lui. Siamo l’unico essere vivente dotato di corde vocali, che vibrano per le banalità dell’apparire e non dell’essere.  

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